Roma, molesta la collega barista, condannato a 8 mesi: «30 secondi non è violenza sessuale»
Un uomo di 38 anni, proprietario di un bar di Roma, è stato condannato a 8 mesi di reclusione per violenza privata ai danni di una dipendente di 22 anni che lo aveva accusato di molestia fisica nello spogliatoio del locale. Inizialmente, il reato individuato era quello di violenza sessuale. Ma poi è stato escluso dai giudici del Tribunale di Roma. La pena è stata ridotta rispetto alla richiesta di due anni e mezzo avanzata dal pm. Secondo la difesa, non vi è molestia perché accaduto tutto in «meno di 30 secondi».
La dinamica dei fatti
I fatti risalgono al 16 giugno 2020, quando la 22enne al suo secondo giorno di prova come cameriera e barista, subisce un approccio indesiderato. Il locale è quasi vuoto e la giovane rimane sola con il titolare. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, l’uomo avrebbe invitato la ragazza in un piccolo spogliatoio per i dipendenti, mettendosi davanti alla porta socchiusa e limitandone i movimenti. L’uomo avrebbe chiesto alla ragazza di sbottonare la camicia, poi le avrebbe abbassato la canottiera per toccarle il seno. La durata dell’azione, secondo i filmati e le ricostruzioni, sarebbe stata di un minuto e 39 secondi, anche se la difesa sostiene che il tutto si sia svolto in meno di 30 secondi.
Le riprese delle telecamere
Dopo l’accaduto, la 22enne è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza mentre usciva dallo spogliatoio visibilmente scossa e con la camicia sbottonata, intenta a sistemarsi. La giovane ha raccontato di essersi sentita violata e nel pomeriggio ha contattato il padre e la sorella maggiore, che l’hanno accompagnata a casa. L’avvocato dell’uomo ha sostenuto in aula che l’episodio sarebbe stato un equivoco.
La difesa e i 30 secondi
Secondo la tesi difensiva, l’uomo avrebbe semplicemente chiesto alla dipendente di indossare il papillon della divisa, e in un gesto involontario, dovuto allo spazio ristretto dello spogliatoio, avrebbe sfiorato il décolleté della ragazza, definito dal legale come una «zona non erogena». E la durata dell’azione è stata un punto chiave per la difesa, che ha richiamato un precedente, quello del bidello assolto nel 2023 per una molestia fisica considerata rapida per configurarsi come violenza sessuale. Le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate, ma la brevità dell’atto usata dalla difesa potrebbe aver convinto i giudici. La vittima, a distanza di 4 anni, ci tiene a ribadire di essersi sentita violata.