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Tathiana Garbin, il tumore, il patriarcato e le vittorie nel tennis: «Lo sport femminile è ancora discriminato»

tathiana garbin tennis tumore patriarcato
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La capitana delle azzurre che hanno vinto la Billie Jean King Cup di tennis

Tathiana Garbin è la capitana dell’Italia che ha vinto la Bille Jean King Cup di tennis. Oggi in un’intervista a La Stampa racconta che un anno fa ha battuto un tumore. E in queste cose, dice, «avere una mentalità da sportivo aiuta. Il tennis mi ha regalato tanto. Mi ha aiutato a comprendere che tutto ciò che succede è per te, non contro di te. Altrimenti resti bloccato nella rabbia e non ti evolvi. Bisogna sempre adoperarsi per superare gli ostacoli e trasformarli in qualcosa di positivo. È la lezione che mi hanno dato il tennis e la vita». La squadra è andata a trovarla in ospedale: «Si è creato un legame fortissimo, siamo diventate una famiglia più che un gruppo di professioniste. Rapporti umani così forti sono il regalo più grande che potesse farmi la vita».

Sara, Jasmine, Martina, Elisabetta, Lucia

Garbin descrive le sue ragazze: «Sara è la mente e mi piace pensare che Jasmine sia il braccio, per quanto martella forte. Martina (Trevisan, ndr) è una che aggrega e riesce a far fare di tutto alle altre. La Coccia (Elisabetta Cocciaretto, ndr) è la più giovane, riflessiva ma bravissima a rapportarsi alle altre. Lucia (Bronzetti, ndr) pensa sempre quello che dice, è genuina, molto sensibile, molto umana». Anche se lo sport femminile è ancora discriminato: «Purtroppo viviamo in una società patriarcale, non solo nello sport, il ruolo della donna non si è mai affermato. Per questo l’esempio di giovani donne che ce l’hanno fatta e hanno un salario elevato è importante per le nuove generazioni. In Italia siamo ancora indietro, è una lotta che va continuata fino a quando ci sarà più spazio per le donne».

Il futuro e Lea Pericoli

Sul futuro invece dice solo: «Mi sembra di aver chiuso il cerchio. Desideravo tanto che le mie ragazze potessero vincere questa coppa e ce l’hanno fatta. Amo il mio lavoro, mi piacerebbe continuare il percorso federale. Ma per ora mi godo il momento». Manca l’ultima dedica, per Lea Pericoli: «Sono sicura che ci abbia visto da lassù e sia orgogliosa di come le ragazze si sono battute per la Nazionale. La maglia azzurra ti dà risorse che non trovi in un torneo normale, ma che solo un gruppo può darti».

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