«Benjamin Netanyahu non parli di antisemitismo e vada in galera»
Benjamin Netanyah non dovrebbe parlare di antisemitismo a proposito del mandato d’arresto dell’Aia. Dovrebbe andare in carcere. Anche perché su di lui pende un’accusa di corruzione. Sono le opinioni dello scrittore Assaf Gavron e dello storico Benny Morris, entrambi di nazionalità israeliana, lo dicono in due diverse interviste a Repubblica e a La Stampa. «Troppo comodo per Netanyahu respingere il mandato di arresto accusando il tribunale dell’Aia di antisemitismo. Quel giudice non si è svegliato pensando ‘odio gli ebrei e voglio arrestare il loro premier’», dice Gavron.
La maggioranza degli israeliani
“Appartengo alla maggioranza di israeliani che non vogliono più Netanyahu come primo ministro. Credo che faccia soltanto dei danni, non solo ai palestinesi, ma anche al nostro Paese. Ed è colpa sua se noi israeliani oggi veniamo visti in gran parte del mondo come una forza crudele. Per me, dunque, qualsiasi sviluppo che limita Netanyahu è positivo. Se un tribunale internazionale vuole arrestarlo, faccia pure», aggiunge. «Si è paragonato a Dreyfus. Ebbene, non mi dispiacerebbe se, come Dreyfus, per un po’ venisse rinchiuso da qualche parte. Non sono un esperto della definizione giuridica di genocidio. Da quello che vedo in televisione e sui giornali, certamente a Gaza l’esercito israeliano si è comportato in modo estremamente aggressivo ed è possibile che abbia commesso crimini di guerra».
I crimini di guerra
«I dettagli di chi ha dato gli ordini, e quali ordini specifici sono stati dati, non li conosciamo: i procedimenti internazionali servono a scoprire anche questo. Tendo a non credere che si tratti di genocidio, perché genocidio significa il deliberato tentativo di fare scomparire un intero popolo. La guerra è una tragedia immane per i libanesi e per i palestinesi, ma anche per gli israeliani. In passato ero più ottimista che la guerra sarebbe finita presto. Ora temo che potrebbe durare fino a quando Netanyahu resterà a capo del governo, cioè fino alle prossime elezioni. Ma in due anni possono succedere ancora molte cose terribili», conclude.
In prigione da tempo
Lo storico Morris invece dice che «Netanyahu dovrebbe essere in prigione da tempo, ma per le sue accuse di corruzione. Sfortunatamente, il processo è in corso da quattro anni e sembra che non finirà mai». E sulle accuse della Cpi: «Di sicuro, sono stati commessi crimini di guerra da soldati israeliani a Gaza. Tenderei a escludere la maggior parte delle azioni intraprese dall’aeronautica militare israeliana. Che peraltro sono quelle che, probabilmente, hanno causato il maggior numero di vittime sia tra i miliziani di Hamas sia tra i civili palestinesi. Penso che il vero problema siano alcuni comportamenti delle truppe di terra. In questo caso, sono sicuro che siano state compiute azioni illegali».
Il premier e il ministro
Secondo lo storico «se si debbano mettere sotto processo un primo ministro e un ministro della Difesa per queste cose, è discutibile. Soprattutto quando parliamo di funzionari di un governo democratico, che ha un sistema giudiziario in grado di esaminare questi casi. Insomma, in Israele c’è un sistema legale che funziona. Netanyahu sta dirigendo e orchestrando misure che limiteranno la democrazia israeliana. Ha cercato di indebolire, e continuerà a farlo, il sistema giudiziario, principalmente a causa del suo processo per corruzione. Si è paragonato a Dreyfus e ha accusato la corte di antisemitismo. E penso che sia una sciocchezza, anche se possono esserci antisemiti tra i giudici. Piuttosto, c’è un’atmosfera anti-israeliana e anti-sionista».