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24 Novembre 2024 - 10:37 Gabriele Fazio

Jovanotti – Montecristo

Molto interessante l’incontro con Dardust, che produce il pezzo, molto interessante come da questo incontro ne venga fuori questo reggaeton minimale e rarefatto, che potrebbe anche rappresentare la soluzione ad un problema che imperversa nelle nostre vite con sadica regolarità: il reggaeton, appunto. Jovanotti sguinzaglia il proprio sciamanesimo partendo dal Montecristo di Dumas che comunque, c’è da dire, effettivamente, è un romanzo che, come tutti i grandi romanzi, ha la capacità di deviare il pensiero, di condizionare in qualche modo la tua vita. Il verso più interessante del pezzo recita: «Un giorno dell’estate del ‘76/Quando dissi a me stesso “Ehi diventa quello che sei» e tutto gli si può dire a Jovanotti (se non tutto, perlomeno qualcosa, come a tutti) tranne che lui non sia diventato ciò che è, ciò che era destinato ad essere, soprattutto nel momento in cui ha raggiunto uno status tale da potersi disinteressare di qualsiasi meccanismo discografico per tuffarsi totalmente a piè pari nella propria ricerca, come uomo e come artista. La sua ricerca negli anni lo ha portato alla corte di Rick Rubin, lo ha portato a ridimensionare il rapporto con il proprio pubblico con i Jova Beach Party e anche a trovare con Gianni Morandi, altro eterno ragazzo come lui, una particolare alchimia. Montecristo sembrerebbe rappresentare un percorso ancora nuovo, ancora diverso, e giudicarlo al primo passo potrebbe risultare inutile, anche perché è evidente che l’ispirazione parte da una necessità, non da un vezzo, e le altrui necessità vanno comprese ancor prima che incasellate. Il brano in sé ha una buona progressione, parte e cresce bene, non suona come una hit, ma cosa volete che importi a un esploratore dell’anima delle hit. Le hit sono per quei ragazzini per i quali Montecristo è un amaro, qui viaggiamo su livelli decisamente diversi.