Quantità folle di dischi usciti: Mina, Geolier, Negramaro, Nayt e Post Nebbia. Bene Jovanotti, liscio Mr. Rain, disastro Malgioglio. Le recensioni

Nayt – Lettera Q

L’impressione è che Nayt ancor prima di essere un musicista, un rapper, sia un pensatore, una di quelle persone capaci di trasformare il tormento in poesia, la poesia in rap, il rap in qualcosa da tenere in tasca, buona per i momenti in cui ti ritrovi con la testa incollata al finestrino di un autobus, con il mondo addosso, chiedendoti esattamente cosa stai facendo, cosa sta succedendo. Lettera Q è un disco abbastanza cupo ma è proprio in quell’essere cupo che esplode questa inarrestabile forza rigenerante. La forza di chi non riesce a rimanere impermeabile ai pensieri, alle cose della vita, che ha bisogno di scandagliarle, di vivisezionarle, di assorbirle, di metabolizzarle e poi, se sei Nayt ovviamente, quindi un rapper dallo smisurato talento, con una percezione della parola, in quanto suono e significato, nettamente superiore, provare a raccontarle, per esorcizzarle forse, o forse perché istintivamente non può farne a meno. Nayt ci regala una luce sugli angoli più oscuri della sua mente, le parole, con la successione che sceglie, prendono vita, vengono fuori dalle cuffie e schiaffeggiano, come fa un amico quando perdiamo i sensi. Ecco, Nayt quei sensi li imbriglia tra le sue barre, i concetti esplodono tra le sue labbra, ti intaccano, ti costringono ad un pò di silenzio, ad un ragionamento che deve andare oltre, supportato com’è da cotanta poetica. Nayt è la dimostrazione che esiste un rap che fa scopa con il nostro cantautorato più impegnato, che esistono ancora ragazzi che si prendono la briga di voler dire qualcosa. Noi siamo rimasti abbagliati dalla bellezza di certi brani, da questo continuo dialogo, queste parole come palline da ping pong che rimbalzano e dietro alle quali tu devi star dietro con gli occhi per non perderti ciò che sta succedendo. E ciò che succede in questo disco è meraviglioso.