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Israele, parla la storica Anna Foa: «Benjamin Netanyahu si isola. Solo con due governi diversi può esserci speranza»

24 Novembre 2024 - 08:16 Alba Romano
benjamin netanyahu
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L'analisi su Repubblica: «Dalla Corte dell'Aja è interessante che l'accusa non sia di genocidio, ma di crimini contro l'umanità e crimini di guerra»

Dalla Corte dell’Aja «una decisione doveva arrivare, visto che c’era un giudizio pendente. È interessante che l’accusa non sia di genocidio, ma di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. E riflettiamo sul fatto che basta l’eccidio di civili per rientrare in questi casi». Questa l’analisi a Repubblica della storica Anna Foa sul mandato d’arresto emesso per il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «In Israele – spiega – si sta inasprendo il clima del ‘siamo perseguitati, possiamo solo chiuderci nella nostra bolla e continuare a fare ciò che stiamo facendo senza mettere niente in discussione’. Spero che sia solo la reazione della destra e del governo, ma al momento ha effetti anche sulla sinistra». «Dichiarare che i giudici sono antisemiti consolida l’immagine interna di Paese circondato da nemici – prosegue – In questo momento il governo è abbastanza solido e lui può spingere sull’ipotesi di annessione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Ossia, qualcosa che pone fine a qualunque tentativo di creare uno Stato palestinese».

Netanyahu isolato

«Il governo non fa che rafforzare l’isolamento in cui Israele è rinchiusa. Solo con due governi diversi – sottolinea la storica – sia in Israele che nei territori dell’Autonomia palestinese, può ripartire qualche speranza. E poi ci sono le forze internazionali che devono frapporsi e progettare la ricostruzione di Gaza. Ma tutto ciò mi sembra difficile da attuare. Credo che le forze di un possibile cambiamento, nonostante tutto, siano più forti in Israele che altrove. Ricordiamoci che c’è stata una forte opposizione e bisogna che si riprenda. Spero che di fronte a cose inenarrabili, come la possibilità di un’annessione della Cisgiordania, riprenda vigore. Dopodiché, credo che la diaspora dovrebbe appoggiare l’opposizione e che ci dovrebbe essere un’unità del mondo ebraico sul fatto che Israele cambi politica. Questa è l’unica salvezza».

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