Il rapper Lele Blade: «Napoli è diventata cool anche grazie al rap» – L’intervista
Si intitola Con i miei occhi il nuovo disco di Lele Blade, fuori da una manciata di giorni e subito in classifica, tra i dischi più streammati dell’anno. Questo perché si tratta di un ottimo lavoro, una sorta di chiara dichiarazione di intenti: sedici tracce per guardare il mondo attraverso un caleidoscopio molto particolare: Napoli. L’amore, la strada, le difficoltà, la bellezza, l’odore dei vicoli, Lele Blade filtra la propria vita attraverso le maglie della propria città, con tutte le sue meravigliose contraddizioni, fino a farla diventare un tratto distinguibilissimo del proprio carattere. Una città che negli ultimi anni, proprio attraverso una scena attivissima e preparatissima, è riuscita a rifarsi il trucco, a diventare in qualche modo coinvolgente prima e intrigante fucina di talenti dopo: «è cool Napoli in questo momento storico – spiega infatti Lele Blade a Open – Noi cavalchiamo l’onda cercando sempre di portare qualcosa di buono. Una cosa che è accaduta grazie alla moda, grazie al cinema…però bisogna tenerci dritti sul binario».
Non solo una questione di dialetto
Certo, il rap napoletano è stato molto aiutato dal dialetto che presenta una conformazione fonetica molto simile a quella dell’inglese, facendo così il napoletano molto più adatto al rap rispetto all’italiano. Ma Lele Blade spiega: «Io non credo sia tutto legato alla lingua, credo sia un fatto di mentalità nostra, è più un fatto di educazione che abbiamo noi nei confronti delle cose e della cultura in generale e anche del rap». Un rispetto per la cultura evidente in Con i miei occhi, dove i connotati del rap al quale siamo abituati, quindi molto flex, molta narrazione street, molti banger, sono messi quasi sempre da parte, perché a Napoli, come racconta Lele Blade, «non è che impressionano più di tanto». Anche per questo il confronto su Milano si fa sempre più sbilanciato verso sud, così come dimostra anche l’exploit dell’amico Geolier. Dimostrazione che a Napoli il rap è altra cosa, è una forma di cultura, di grido, di manifestazione artistica che un popolo ha dentro da sempre e che viene fuori e si adatta cambiando forma con strabiliante regolarità. Confessa Lele Blade: «Quando abbiamo cominciato non pensavamo a fare soldi, pensavamo solo a divertirci. Ma l’approccio è cambiato, da quando è diventato mainstream i ragazzi vogliono farlo per soldi, non è una passione».