L’apericena a casa Meloni sulla Manovra: sconto di 20 euro sul canone e taglio dell’Irpef per il ceto medio
Una apericena per la manovra. E per chiarire dopo le tensioni in maggioranza. Giorgia Meloni ha invitato Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi nella sua casa romana per parlare insieme a Giancarlo Giorgetti della Legge di Bilancio. E l’incontro è servito a trovare un’intesa. Anche sulla successione di Raffaele Fitto nel governo. Mentre Salvini ha chiesto il taglio del canone Rai a 70 euro. Mentre Tajani ha rivendicato la posizione di Forza Italia come seconda forza del centrodestra. Ha chiesto maggior peso politico. E, soprattutto, un taglio dell’Irpef per i redditi sopra i 28 mila euro, dal 35 al 33%. Una proposta che pesa 2 miliardi e mezzo di euro. E la risposta del Mef è stata chiarissima: «Per adesso le risorse non ci sono. A gennaio si vedrà».
L’apericena
L’apericena va in scena dopo le 18, quando le auto blu vanno verso il Torrino. Senza staff e delegazioni il discorso è caduto subito sulla successione di Fitto. La premier vuole mantenere quella casella del governo per Fratelli d’Italia. Ma terrà le deleghe a Palazzo Chigi fino a dopo l’approvazione della Legge di Bilancio. Intanto a seguire le deleghe sono Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Si discute anche delle uscite di Salvini su Benjamin Netanyahu. E si ricorda che la linea del governo in politica estera la esprimono la Farnesina e Palazzo Chigi. Riguardo le nomine dei giudici della Corte Costituzionale, il centrodestra spera in un accordo con il centrosinistra entro dicembre, quando si dovrà andare al voto sui giudici da eleggere. Le auto blu se ne vanno poco dopo le 9. Ma qualche argomento rimane sul tavolo.
Il canone a 70 euro
La Lega vuole mantenere il canone a 70 euro anche nel 2025. Per Forza Italia rinnovare lo sconto è politicamente discutibile. Ma quello che interessa più agli Azzurri è che non ci siano revisioni dei tetti della pubblicità. Il Carroccio vorrebbe rendere strutturali i 20 euro di sconto. Ma i conti dicono che costerebbe 430 milioni di euro. Mentre la questione dei tetti alla pubblicità è sensibile per Mediaset. Il leader della Lega fa sapere che c’è anche l’ipotesi di un ritocco simbolico. Che però sarebbe ancora da quantificare. Salta anche la norma che vuole un revisore di Stato in ogni azienda che riceve almeno 100 mila euro di contributi pubblici. Via l’obbligo, saranno introdotte però responsabilità amministrative rafforzate per i revisori di società beneficiarie di fondi pubblici.
L’Irpef
Infine c’è l’Irpef. Oggi, spiega La Stampa, sui redditi tra i 28 e i 50 mila euro è in vigore un’aliquota sui redditi pari al 35%. Tajani vorrebbe uno sconto di due punti, che significa portarla al 33%. Ma le risorse al momento non ci sono, ha risposto Giorgetti. Se però alla scadenza del 12 gennaio i numeri fossero favorevoli, ci potrebbe essere lo spazio per un taglio una tantum nel 2025 da rendere strutturale l’anno successivo. Ma, questa è l’idea della maggioranza, il tutto potrebbe sì avvenire in tempi brevi ma comunque al di fuori dell’approvazione della Legge di Bilancio. Per la quale, come ogni anno, il fischio finale è previsto il 31 dicembre 2024.