Elezioni in Romania, il putiniano filo-nazista Georgescu vince il primo turno. Tra due settimane il ballottaggio
Calin Georgescu ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania con il 22,9%, segnando una decisa svolta del Paese verso politiche sovraniste. Un risultato del tutto imprevedibile, dopo che tutti i sondaggi (ma anche i primi exit poll) avevano dato tra i favoriti il premier Marcel Ciolacu, leader del Partito socialdemocratico. Il 19,15% di Ciolacu non solo è stato scavalcato da Georgescu ma anche da Elena Lasconi, alla guida della formazione di centro-destra Unione Salva Romania, che ha raccolto il 19,17%. Una differenza di poco più di 2mila voti. L’8 dicembre la Romania tornerà alle urne per votare nel ballottaggio. E la scelta rischia di essere un deciso passo laterale rispetto al panorama politico attuale.
Chi è Georgescu: l’ammirazione per il dittatore filo-nazista e per Putin
Ingegnere 62enne laureato in pedologia e per anni impiegato all’interno del ministero dell’Ambiente, la vittoria di Georgescu come indipendente è a dir poco sorprendente. È stato membro della formazione di estrema destra Alleanza per l’unità dei romeni fino al 2022, quando viene espulso per commenti di ammirazione per Ion Antonescu, dittatore e collaborazionista del nazismo tra 1940 e 1944. Il procuratore generale di Bucarest ha accusato Georgescu di aver promosso «persone responsabili di genocidio».
Le sue posizioni sono estreme e radicalmente opposte rispetto a quelle del liberale Klaus Iohannis, che dal 2014 per dieci anni ha guidato il Paese. Si dichiara apertamente filo-putiniano, ammiratoredel premier ungherese Viktor Orbán e ha già messo in discussione il sostegno a Kiev, che Iohannis aveva garantito fin dall’inizio, e l’appartenenza della Romania alla Nato. È critico dell’Unione europea, ritenendola non favorevole agli interessi di Bucarest, e tra i principali sostenitori di un forte isolazionismo economico, favorito dall’aumento della produzione interna e il taglio all’import.
Gli sconfitti
Doveva essere il primo o secondo più votato, e invece non prenderà nemmeno parte al ballottaggio tra due settimane. Il premier Marcel Ciolacu, al potere dal 2023 in una coalizione con i liberali dopo la crisi politica di due anni prima, può essere considerato il grande sconfitto dell’urna romena di ieri, domenica 25 novembre. Una sconfitta ancora più scottante visto che, in fase di spoglio, era stato davanti a Lasconi fino alle ultimissime schede. Snobbato anche George Simion, leader della formazione di Aur. Simion ha raccolto solamente il 13,9% dei voti.
I poteri del presidente e i rischi futuri
La Romania si configura come repubblica semipresidenziale, con una struttura politica e di governo non dissimile da quella francese. Il presidente, con un mandato di cinque anni rinnovabile una volta sola, ha un ruolo attivo nelle decisioni: nomina il primo ministro e ha potere sulla sicurezza nazionale e sulla politica estera. In più approva leggi e rappresenta il Paese al di là dei suoi confini. La linea spiccatamente filo-occidentale di oggi, che porta l’impronta di Iohannis, ora è in discussione.