«Bisogna riconoscere che molti aggressori sono stranieri»: Salvini fa eco a Valditara nella giornata contro la violenza sulle donne
«Difendere le ragazze significa anche riconoscere l’inevitabile e crescente incidenza degli aggressori stranieri». Così il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, è intervenuto con un post su X in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, collegando la sicurezza delle donne alla gestione dell’immigrazione come aveva fatto pochi giorni fa il ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara, sostenendo per altro che «in Italia il patriarcato è finito». Nel giorno in cui si svolgono le udienze dei processi a Filippo Turetta e ad Alessandro Impagnatiello, Salvini ha scritto di «un dato preoccupante che non sminuisce in alcun modo i casi italiani ma evidenzia le pericolose conseguenze di un’immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono i principi e i valori occidentali». «È dovere morale di tutti noi preservarli e difenderli a tutti i costi, per la sicurezza delle donne di oggi e di domani. Va il nostro pensiero e la nostra preghiera», ha aggiunto il ministro dei Trasporti.
November 25, 2024
I femminicidi citati da Salvini
Nel suo post, Salvini elenca una serie di femminicidi commessi tra cui alcuni commessi da cittadini stranieri: «Saman Abbas, 18 anni, uccisa dai genitori e dallo zio, cittadini del Pakistan; Renée Amato, 19 anni, uccisa a colpi di pistola dall’ex fidanzato; Michelle Causo, 17 anni, uccisa da un ragazzo di origini cingalesi che lasciò il corpo in un carrello della spesa; Giulia Cecchettin, 22 anni, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta con 75 fendenti; Melina Marino, 48 anni, uccisa da ergastolano in regime di semilibertà; Pamela Mastropietro, 18 anni, brutalmente uccisa dal nigeriano Innocent Oseghale; Danjela Neza, 29 anni, uccisa da un cittadino della Guinea; Ester Palmieri, 37 anni, uccisa con un coltello da caccia dall’ex fidanzato; Sara Ruschi, 35 anni, uccisa dal compagno marocchino; Hina Saleem, 21 anni, uccisa dal padre, cittadino del Pakistan; Martina Scialdone, 34 anni, uccisa dall’ex compagno».
Il codice rosso
E ancora: «Iris Setti, 61 anni, uccisa da un cittadino nigeriano; Giulia Tramontano, 27 anni, Senago, avvelenata e poi uccisa con il bimbo che aveva in grembo con 37 coltellate da Alessandro Impagnatiello; Sharon Verzeni, 33 anni, uccisa da un italiano di origini maliane; Giada Zanola, 34 anni, uccisa dal compagno dopo una lite e buttata giù da un cavalcavia». «A loro e a tutte le vittime innocenti – conclude il ministro delle Infrastrutture – va il nostro pensiero e la nostra preghiera, nella battaglia quotidiana contro la violenza sulle donne che deve unire e aggregare tutti, senza bandiere o ipocrisie. A partire dal Codice Rosso, una legge voluta dalla Lega con Giulia Bongiorno che ha messo a disposizione un importante strumento a tutela delle vittime di violenze».