«Eravamo pronti a usare l’atomica»: le rivelazioni del disertore russo sulla guerra in Ucraina
Il 24 febbraio 2022, quando le forze russe entravano in Ucraina, tutte le basi militari nucleari furono messe in stato di massima allerta. «Prima facevamo solo esercitazioni. Ma il giorno dell’inizio della guerra le armi erano completamente pronte, avremmo potuto condurre un attacco nucleare». A parlare alla Bbc è Anton, nome (fittizio) di un ex ufficiale di una di quelle strutture delle forze nucleari che ha disertato dai ranghi dell’esercito e ora si trova nascosto fuori dalla Russia. Tre giorni dopo, il 27 febbraio 2022, il presidente Vladimir Putin annunciò per tutti i dipartimenti dell’esercito una «modalità speciale di servizio di combattimento. In due minuti saremmo stati pronti ad agire», ha spiegato Anton. Il dito era fermo sul grilletto.
I soldati delle basi nucleari: test della verità, no cellulari e no visite alla famiglia
Durante il conflitto le unità nucleari rimanevano – e tuttora rimangono – «chiuse all’interno della base. Guardavamo solo la Tv di Stato russa, svolgevo automaticamente i miei compiti. Non stavamo combattendo in guerra, stavamo solo sorvegliando le armi nucleari». Dopo due o tre settimane, l’allerta massima viene ritirata. Ma loro rimangono lì, «tutti soldati professionisti», filtrati e iper-controllati da Mosca. «Facevamo test con la macchina della verità», ha raccontato. «La paga è molto più alta, le truppe non vengono mandate in guerra. Sono lì per respingere o portare a termine un attacco nucleare». Le regole erano ferree: niente telefono nella base, niente visite dei genitori. «Se vuoi che ti visitino, devi presentare una richiesta con tre mesi di anticipo al servizio di sicurezza della Fsb».
Il pericolo nucleare: «Non tutte le armi sono sovietiche, facciamo manutenzione ogni giorno»
Sullo stato dell’arsenale nucleare a disposizione di Mosca, Anton va leggermente controcorrente. Non è vero, ha detto lui, che le armi sono tutte antiquate e di epoca sovietica: «Il Paese ha un enorme arsenale nucleare, un’enorme quantità di testate, tra cui una costante pattuglia di combattimento a terra, in mare e in aria». E poi ha aggiunto: «Il lavoro di manutenzione delle armi nucleari viene svolto costantemente, non si ferma mai nemmeno per un minuto». Secondo la Federation of American Scientists, la Russia possiede circa 4.380 testate nucleari operative, ma solo 1.700 sono pronte all’uso. Il timore è che Putin decida di usare armi nucleari tattiche, più piccole e con una minore ricaduta radioattiva. E l’allerta, per i paesi Nato, ora è massima. Soprattutto dopo la modifica di pochi giorni fa apportata alla dottrina nucleare: ora Mosca potrà usare il suo arsenale anche contro potenze nucleari che supportino attacchi in territorio russo, anche senza partecipare direttamente. In più, l’aggressione di uno stato membro di un’alleanza è considerata un’aggressione dell’intera coalizione. Leggasi: Nato.
La diserzione e i rischi per i compagni in Russia
«Hanno detto che i civili ucraini sono combattenti e devono essere distrutti. Per me questa è una linea rossa: è un crimine di guerra. Ho detto che non avrei diffuso questa propaganda». Con queste parole Anton avrebbe rifiutato di sottostare agli ordini del Cremlino. Per questo, è stato assegnato a una brigata d’assalto regolare»: sarebbe andato a combattere in prima fila, diventando «carne da macello». Dal fronte, poi, è riuscito a fuggire grazie all’associazione di volontari “Idite Lesom” (camminata nella foresta). In Russia lo stanno ancora cercando: «Prendo precauzioni, lavoro in nero e non mi presento in nessun sistema ufficiale». Dei suoi compagni d’arme nessuna notizia. Non vuole rischiare di esporsi, e di esporli: «Qualsiasi contatto con me potrebbe portare a un procedimento penale. Devono ancora sottoporsi alla macchina della verità».