Glen Matlock, il bassista dei Sex Pistols che ha rischiato di finire negli Oasis e mandato a quel paese Danny Boyle
«C’è solo buona musica e cattiva musica. La bellezza è negli occhi di chi guarda, ma io tendo ad avere ragione e tutti gli altri torto!» Glen Matlock, bassista dei Sex Pistols, band manifesto del movimento punk, ha rilasciato un’intervista altrettanto punk a NME. Non ha peli sulla lingua il musicista, che ultimamente è stato impegnato con il nuovo disco dei Blondie, in uscita nel 2025, e rivivere i Sex Pistols attraverso la sua visione è molto interessante, soprattutto per quel che riguarda il futuro, che Matlock spezza in due con le sue risposte taglienti. Se gli si chiede infatti se il mondo è pronto per un nuovo disco dei Sex Pistols lui cita John “Johnny Rotten” Lydon, che nel 1996, quando i quattro Pistols si ritrovarono per Filthy Lucre rispose: «Perché? Cosa c’è che non va in quello vecchio?». In realtà i Sex Pistols sono riusciti, con una serie di progetti mirati, a rimanere nel circuito musicale, a non diventare cimeli del proprio passato, l’ultimo dei quali convocando al microfono Frank Carter per una serie di concerti/evento in tutto il Regno Unito che hanno avuto uno spettacolare successo. Evento, appunto, perché da lì la band non si è più ritrovata: «Abbiamo fatto quegli spettacoli, ognuno ha ripreso la propria strada: Steve è tornato negli Stati Uniti, Frank è in tour, io sono in tour, non sono sicuro di cosa stia facendo Paul al momento, probabilmente mangiando torta e purè da qualche parte. Vedremo quando torneremo di nuovo insieme».
Sid Vicious e Danny Boyle
«Cosa posso farci? Mi dà fastidio tutta quella storia delle persone che sono morte giovani. Marilyn Monroe ha fatto dei grandi film, James Dean ha fatto tre grandi film, Jimi Hendrix era fantastico, se ti piace quel genere di cose. Ma Sid ha solo suonato il basso in una traccia, è un po’ irritante, a dire il vero, la considerazione che gli si da. Conoscevo Sid, eravamo vicini di casa. Ci siamo frequentati un po’ ed era un simpatico idiota». Il revisionismo della cronologia dei Sex Pistols di Glen Matlock non poteva che passare anche da Pistol, la serie tv sulla band firmata da Danny Boyle, un’opera che non ha particolarmente amato, anzi lo ha «molto deluso»: «Non sono deluso che sia uscito, ho pensato che fosse importante perché era basata sulla storia di Steve (Jones) e sul suo punto di vista sulle cose. Ed era lui il ragazzo che ha formato la band, non John: Steve. Anzi, John è stato l’ultimo ad entrare nella band. Ma quello che racconta su di me, in particolare il mio abbandono della band, non è corretto. Io ho lasciato la band, non sono stato licenziato. Quella scena in cui Steve mi licenzia è solo una stronzata. Penso solo che avrebbe dovuto essere più veritiero, penso che la vera storia sia più cruda. Ho incontrato Danny Boyle a Los Angeles dopo che la serie era uscita, per una proiezione privata. Lui mi ha salutato: “Ehi, Glen, come stai?”, e io ho risposto: “Danny, sei uno stronzo”».
Gli Oasis
Come se la leggenda non fosse sazia di avere a che fare con lui, pare che Glen Matlock abbia rischiato di diventare un Oasis, la notizia farà strabuzzare gli occhi a tanti fan della band di Manchester, il bassista dei Sex Pistols invece non è che sia così tanto affezionato a quella probabilità poi sfumata: «Hanno un sacco di fan. Ho sempre visto gli Oasis un po’ come gli Status Quo: ascoltare una loro canzone una volta era abbastanza. È un po’ così con gli Oasis: ascoltare una loro canzone una volta è abbastanza. Sono tutte un pò uguali». E prosegue: «Conosco i ragazzi. Bravi ragazzi. Devo stare attento a quello che dico perché incontro spesso Noel, vive dietro l’angolo di casa mia. Penso che Liam sia fantastico. Canta alla grande, è come Johnny Rotten ma sa suonare. Ha una personalità magnetica sul palco: può semplicemente stare lì fermo ed è avvincente. Il resto dei ragazzi? No. Penso che siano noiosi dal vivo. Non andrei mai a vederli. Sono stato invitato a vederli all’Earl’s Court e me ne sono andato, era noioso. Sono andato di nuovo a vederli a New York con Clem Burke dei Blondie ma non vedevo l’ora di andarmene. Il motivo per cui non mi volevano è perché volevano qualcuno che stesse fermo. Alan McGee me l’ha chiesto espressamente, così sono andato a trovarli e ho pensato: l’ultima cosa di cui hanno bisogno è che qualcun altro stia fermo».