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Patto di stabilità, Bruxelles promuove l’Italia (e boccia l’Olanda): sette anni per ridurre rapporto tra debito e Pil

26 Novembre 2024 - 15:58 Antonio Di Noto
patto stabilità ue promuove italia giancarlo giorgetti
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La Commissione accoglie con favore il Pianto Strutturale di Bilancio, con cui l'Italia pianifica la spesa dei prossimi cinque anni e il Documento Programmatico di Bilancio, che anticipa le mosse finanziarie del 2025

La Commissione europea ha espresso un giudizio favorevole sul Piano strutturale di bilancio (Psb) a medio termine dell’Italia, valutandolo conforme ai requisiti del nuovo Patto di stabilità approvato nel 2024. Secondo Bruxelles, il piano con cui l’Italia pianifica le proprie spese e le prospettive della finanza pubblica dal 2025 al 2029 traccia un «percorso fiscale credibile» per garantire la riduzione del debito pubblico e prevede misure sufficienti a giustificare la concessione di un periodo di sette anni, anziché quattro, per ridurre la differenza tra debito e Pil. Avendo un debito equivalente a oltre il 90% del Pil – quest’anno dovrebbe attestarsi al 141,7% – l’Italia deve abbassare il rapporto tra i due valore dell’1% annuo. Attualmente è del 4,7%. Anche il Documento programmatico di bilancio (Dpb) italiano, con cui il governo delinea la spesa per l’anno 2025, è stato valutato positivamente, in quanto rispettoso dei limiti di spesa stabiliti nelle raccomandazioni europee. Il governo lo ha stilato con l’obiettivo di tagliare la spesa del 5% rispetto a quella di quest’anno.

La bocciatura ai Paesi Bassi e le imprecisioni della Germania

Ad essere bocciato è stato il Psb dei Paesi Bassi. Si tratta dell’unico Stato tra i 21 esaminati a non superare l’analisi di Bruxelles. La Commissione ha dunque proposto al Consiglio Ue di raccomandare un percorso di spesa più coerente per il paese. Critiche sono state rivolte anche al Dpb dell’Aia, giudicato non conforme alle raccomandazioni. Rilievi minori sono stati evidenziati per Germania, Estonia, Finlandia e Irlanda, i cui documenti programmatici risultano «non pienamente in linea» con gli obiettivi di spesa. Lussemburgo, Malta e Portogallo sono stati ammoniti per la mancata riduzione dei sussidi energetici, mentre la Lituania è stata indicata come a rischio di non conformità sulla spesa.

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