Perché i genitori di Pistoia sono stati condannati a pagare 85mila: cosa dice la legge
Solleva interrogativi sulla responsabilità educativa e sulla vigilanza scolastica il caso della scuola superiore di Pistoia dove i genitori di una studentessa sono stati condannati a risarcire 85mila euro alla famiglia di un’altra alunna, vittima di una spinta volontaria che le ha causato una ferita alla testa. Secondo la ricostruzione dei fatti, le due ragazze di 14 anni si trovavano fuori dall’aula: una delle due, autorizzata dalla prof a recarsi agli armadietti, è stata spinta con forza alle spalle dall’altra, finendo contro una colonna che l’ha portata a un ricovero di tre giorni in ospedale una prognosi di 20 giorni. Per i giudici, i genitori della 14enne responsabile della spinta non hanno assolto il loro dovere di educare la figlia al rispetto delle regole basilari della convivenza civile. Responsabilità prevista per legge e di cui i genitori devono rispondere anche quando non sono presenti sul luogo del fatto.
Quali sono le responsabilità dei genitori: cosa dice la legge
La legge stabilisce, infatti, che i genitori sono responsabili anche quando i figli si trovano a scuola. L’articolo 2048 del Codice Civile prevede che i genitori, o chi ne fa le veci, rispondano dei danni provocati da comportamenti illeciti dei figli minorenni che convivono con loro (culpa in educando). Si tratta di una norma che, di fatto, attribuisce ai genitori una duplice responsabilità: da un lato, un obbligo di vigilare sui comportamenti dei figli; dall’altro, un dovere educativo che deve garantire il rispetto delle regole di civile convivenza. Nel caso di Pistoia, il tribunale ha stabilito che i genitori condannati a risarcire 85mila euro non hanno assolto a questo dovere, ritenendo che «non abbiano impartito un’istruzione consona al rispetto delle regole basilari della convivenza civile».
Culpa in vigilando: le responsabilità della scuola
Se genitori hanno quindi il dovere di educare i figli per prevenire comportamenti illeciti, gli insegnanti e la scuola hanno il compito di sorvegliare gli alunni e sono responsabili delle cosiddetta culpa in vigilando. Prevista sempre dal Codice Civile, impone ai docenti di rispondere per eventuali illeciti commessi da chi è sotto la loro vigilanza. Va precisato che la culpa in vigilando degli insegnanti, non esclude la culpa in educando dei genitori. Le due possono essere alternative o coesistenti. Mentre i genitori sono responsabili di impartire un’educazione che prevenga comportamenti violenti o illeciti, la scuola deve garantire un’adeguata sorveglianza. Ma anche se i genitori non sono presenti al momento del fatto, la legge considera il comportamento violento del minore una conseguenza diretta di una mancata educazione familiare.
La prova liberatoria usata dalla scuola di Pistoia
C’è, però, un’eccezione tramite cui sia genitori che insegnanti possono liberarsi da questa responsabilità ed è presentando la cosiddetta prova liberatoria. Quest’ultima dimostra di aver adottato tutte le misure necessarie per prevenire il fatto e che l’evento era quindi inevitabile. Fornire questa prova, però, è spesso difficile in sede giudiziaria. Nel caso di Pistoia, la scuola ci ha provato sostenendo che l’incidente si fosse verificato «in un ambiente noto alle alunne e privo di particolari profili di pericolosità». Una giustificazione che, però, non ha convinto i giudici, secondo i quali l’assenza di personale docente a sorvegliare il corridoio al momento dell’incidente è da considerarsi un concorso di responsabilità all’istituto scolastico.