«Vi spiego perché l’educazione finanziaria in Italia è al servizio di banche e assicurazioni»
Il professor Beppe Scienza, docente del dipartimento di matematica dell’università di Torino e ombudsman dei risparmiatori italiani, dice che la presunta ignoranza degli italiani in finanza è sopravvalutata. E che gli inviti a colmare le lacune spesso, se non sempre, degenerano spesso in pubblicità per il risparmio gestito. Per questo, dice a Open, bisognerebbe creare corsi di educazione finanziaria «non graditi alle banche».
Professor Scienza, è vero che in Italia l’ignoranza finanziaria è diffusa?
Questa storia risale ai crac delle banche popolari del 2015-2017. Per scrollarsi di dosso la colpa per i soldi persi dai risparmiatori, cercarono di ribaltarla sulla loro scarsa cultura finanziaria. Ma le perdite furono conseguenza invece dei falsi in bilancio e dei consigli sciagurati degli sportellisti ai clienti.
Però ci sono indagini che dimostrano che è carente la cultura finanziaria degli italiani.
Ma chi commissiona tali indagini? Vedi per esempio l’Edufin Index che darebbe agli italiani un voto (59 su 100) che definisce insufficiente. È un’iniziativa di Alleanza Assicurazioni, cui fa gioco che gli italiani appaiano incompetenti e quindi bisognosi di consigli. In ogni caso la scelta di domande, punteggi, soglie ecc. è del tutto soggettiva.
Quindi lei boccia le iniziative di educazione finanziaria, che sono arrivate a oltre 1.100 nel mese di novembre a essa dedicato #Novembreedufin2024?
C’era un proverbio: tutti i salmi finiscono in gloria. Con l’educazione finanziaria accade qualcosa di simile. Conferenze, lezioni, webinar ecc. di regola finiscono con l’esortazione a sottoscrivere fondi, polizze e piani pensionistici. Insomma l’educazione finanziaria degenera facilmente in propaganda al risparmio gestito e alla previdenza integrativa.
Bisogna diffidare dalle iniziative promosse da banche o assicurazioni?
Non solo. Spingono per la previdenza integrativa anche le Poste. Poi le banche sono furbe. Hanno creato un’entità apposita, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (Feduf), attivissima a organizzare conferenze, corsi ecc. Per capire dove vadano a pare, basta pensare a chi li finanzia.
Ma da quest’anno l’educazione finanziaria è anche materia scolastica.
R. Purtroppo sì. Mi aspetto quindi pretesi esperti, invitati nelle scuole per spiegare ai ragazzi che, se i genitori gli vogliono bene, devono iscriverli subito a un fondo pensione. Si è già visto.
Ma lei non ne salva nessuno?
Pochi. L’associazione di consumatori Adusbef per esempio non è pappa e ciccia con l’establishment assicurativo-finanziario. Nel mio piccolo poi cerco di fornire informazioni obiettive. Si veda un form di Google “Educazione finanziaria, non gradita alle banche” con alcune FAQ, cioè domande dei risparmiatori e relative risposte.