La Camera approva il decreto Flussi: dall’elenco dei Paesi sicuri all’«emendamento Musk», ecco cosa cambia per i migranti
La stretta sui flussi migratori operata dal governo Meloni supera il passaggio della Camera. L’Aula di Montecitorio, questa mattina – 27 novembre -, si esprime a favore del decreto Flussi: 152 i “sì” a fronte di 108 voti contrari. Ieri la maggioranza dei deputati aveva già approvato la mozione di fiducia. Il provvedimento, adesso, andrà al vaglio del Senato. Si tratta di un testo che si è evoluto in divenire e contiene una molteplicità di emendamenti. Lo fa notare in dichiarazione di voto la stessa Forza Italia. L’azzurro Paolo Emilio Russo, deputato della maggioranza, afferma: «Abbiamo votato un decreto dentro un decreto, che ha subito come capita spesso correzioni in corsa, costretto a inseguire la realtà piuttosto che limitarsi a disegnarla. Poteva andare meglio, certo». Ad esempio, sotto forma di emendamento governativo, è confluito nel provvedimento quell’elenco dei Paesi sicuri di origine dei richiedenti asilo: questa versione del decreto Flussi allarga così lo spettro degli Stati in cui espellere i migranti, magari dopo un periodo di trattenimento in Albania. Introdurre la lista dei Paesi sicuri nel decreto incide sulla gerarchia delle fonti alle quali devono attenersi i tribunali, così da forzare i giudici a convalidare il trattenimento dei migranti, nonostante la sentenza della Corte europea di giustizia che ha messo in discussione la definizione stessa di Paese sicuro. In passato, invece, l’elenco è stato affidato a decreti ministeriali.
L’«emendamento Musk» e l’esautorazione delle sezioni immigrazione dei tribunali
In tal senso, anche il cosiddetto «emendamento Musk» è stato agganciato al decreto Flussi. Ovvero, l’affidamento alle Corti d’appello, in composizione monocratica, della competenza sui procedimenti di convalida o di proroga del trattenimento dei migranti che chiedono la protezione internazionale. Esautorate le sezioni specializzate in materia di immigrazione dei tribunali, alle quali resta il compito di dirimere le controversie «aventi ad oggetto l’impugnazione dei provvedimenti per il mancato riconoscimento dei presupposti per la protezione speciale».
La secretazione dei contratti per la gestione dei flussi migratori e le restrizioni sui ricongiungimenti famigliari
Il perimetro del decreto, poi, è stato allargato anche alla disciplina dei contratti pubblici inerenti ai fenomeni migratori e che prevedono la cessione di mezzi a Paesi terzi: saranno secretati gli atti, ad esempio, con cui lo Stato italiano dà a un altro Paese delle motovedette per il controllo delle frontiere o per le attività di ricerca e soccorso in mare. Il decreto Flussi rende più difficile anche il ricongiungimento famigliare. Un emendamento della Lega, infatti, sancisce che «i richiedenti dovranno risiedere nel nostro Paese non più solo per un anno, ma almeno per due anni consecutivi».