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L’avvocato di Filippo Turetta risponde a Gino Cecchettin: «Non abbiamo mancato di rispetto a nessuno»

27 Novembre 2024 - 18:17 Massimo Ferraro
filippo turetta avvocato difesa gino cecchettin femminicidio
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Il padre di Giulia Cecchettin aveva detto di essersi sentito ferito dopo l'arringa in Aula dei difensori del 22enne

«Come difensori siamo assolutamente certi di non aver travalicato in alcun modo i limiti della continenza espressiva e di non aver mancato di rispetto a nessuno. Abbiamo solo svolto il nostro dovere in uno Stato di diritto». Gli avvocati di Filippo Turetta Giovanni Caruso e Monica Cornaviera rispondono così attraverso l’Ansa a Gino Cecchettin. Il padre di Giulia Cecchettin ha detto di essersi sentito nuovamente offeso e la memoria di sua figlia umiliata commentando l’arringa dei legali del 22enne in aula nel processo in cui il loro assistito è imputato per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dall’efferatezza, stalking, sequestro di persona, detenzione d’armi e occultamento di cadavere. Come Turetta stesso ha ammesso, ha prima aggredito poi sequestrato e infine ucciso Giulia Cecchettin ormai un anno fa, prima di disfarsi del corpo e tentare la fuga in auto.

Gino Cecchettin, il messaggio per la difesa di Turetta

Le ricerche sul suo pc, il materiale nella vettura, gli acquisti dei giorni precedenti e persino un diario sono gli elementi che il pm Andrea Petroni ha presentato alla Corte per sostenere l’aggravante della premeditazione. Il giorno successivo in Aula l’avvocato Caruso ha sostenuto invece che Turetta non è in grado di premeditare un gesto simile: «Non me ne voglia Filippo ma, a meno che non sia il più consumato degli attori, è insicuro: è insicuro di fare gli esami, non sa se riprendere a giocare a pallavolo, non sa se Giulia è ancora innamorata di lui». Parole che hanno ferito Gino Cecchettin, insieme ai parallelismi con Pablo Escobar e el Chapo. Semplificazioni che hanno infastidito il padre della vittima, che pure nel suo messaggio sottolinea l’importanza della difesa di un imputato come «un diritto inviolabile, garantito dalla legge in ogni stato e grado del procedimento».

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