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Meloni: «Il cessate il fuoco in Libano è un punto di partenza, il Mediterraneo sempre più centrale nel mondo»

27 Novembre 2024 - 15:34 Simone Disegni
La presidente del Consiglio alla conferenza Med Dialogues: «Lavoriamo alla stabilizzazione del Medio Oriente, gli sfollati torneranno nelle loro case»

«Il Mediterraneo è la nostra casa. Per questo per noi occuparsene non è una scelta occasionale, ma una priorità strategica, qualcosa che tare origine dalla nostra posizione geografica, che nel tempo ha contribuito a definire la nostra cultura, lo sviluppo della nostra civiltà, la nostra proiezione verso l’esterno». Giorgia Meloni chiude a Roma la decima edizione dei Med Dialogues, la conferenza annuale organizzata da Ispi e Farnesina, e ha una gran voglia di rilanciare l’Italia come attore geopolitico centrale, e non solo del Mediterraneo. La congiuntura politica internazionale le è favorevole – Donald Trump con le valigie pronte per rientrare alla Casa Bianca, Ursula von der Leyen appena riconfermata alla guida di una Commissione il cui baricentro politico si sposta verso destra. Meloni è determinata a trarne i frutti. E oggi può permettersi di volare alto. «L’Italia è una Nazione continentale e marittima al contempo», e può “prendere per mano” il bacino del Mediterraneo – i rappresentanti di molti di quei Paesi sono in platea ad ascoltarla – e rimetterlo al centro del mondo. «Da qualche decennio si parla di Mediterraneo allargato, io penso sia il tempo di parlare di Mediterraneo globale», azzarda la premier invitando a «fare un importante passo avanti nella riflessione geopolitica e geostrategica» sul ruolo del mare nostrum. Se le grandi potenze del mondo hanno tutti gli occhi e le attenzioni puntate su altri quadranti del globo – l’Ucraina, l’Indo-Pacifico – l’Italia può farsi interprete di una nuova centralità del Mediterraneo, sembra essere il senso del suo discorso. «E se è vero che il Mediterraneo è al centro del mondo e che noi siamo al centro del Mediterraneo, la conclusione balza agli occhi di tutti. Comprendiamo la responsabilità che ciò comporta, l’Italia vuole essere centrale nelle dinamiche mondiali e il governo intende proseguire su questa strada».

Il Piano Mattei e i progetti per il Mediterraneo

In concreto, la premier pensa alle priorità dell’agenda che va promuovendo ormai da molti mesi: il Piano Mattei per aiutare lo sviluppo dei Paesi africani, garantendo così ai cittadini di quei Paesi «il diritto a non migrare». La candidatura dell’Italia a ruolo di hub dell’energia tra Africa ed Europa, con i primi grandi progetti infrastrutturali già in rampa di lancio (ElMed sul gas, South2 Corridor sull’idrogeno). E poi naturalmente i memorandum d’intesa con i singoli Paesi per gestire i rimpatri, da accompagnarsi alla «lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani». Questa l’agenda che la premier vuole continuare a spingere. Mentre l’Italia si preoccupa di spegnere, insieme agli alleati, i grandi incendi della regione. Il cessate il fuoco in Libano, in vigore dall’alba di oggi, «è uno sviluppo molto positivo», sottolinea la premier, ma, rimarca, «va considerato un punto di partenza e non di arrivo». Tradotto: ora è necessario «cogliere l’opportunità e lavorare con convinzione alla stabilizzazione di lungo termine del confine tra Israele e Libano, così da permettere agli sfollati di tornare nelle loro case in sicurezza» da entrambi i lati della frontiera. Poi ogni attenzione andrà posta a «dare piena applicazione alla Risoluzione 701 dell’Onu, rafforzando le capacità dell’Unifil e delle forze armate libanesi. E su questo sono orgogliosa che l’Italia abbia un ruolo centrale». Infine, impossibile dimenticare che la guerra prosegue ancora a Gaza. «Dobbiamo tutti impegnarci per la de-escalation e gettare le basi per una soluzione duratura della crisi in Medio Oriente, basata su una soluzione a due Stati in grado di coesistere in pace e sicurezza». Le sfide e le difficoltà sono molte, ma Meloni, ispirata, sembra guardare al 2025 e oltre con grande ottimismo. «Il Mediterraneo è uno spazio breve che suggerisce l’infinito», chiude citando Jean Grenier.

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