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BattiQuorum M5s: Giuseppe Conte pronto a lasciare se perde il voto contro Beppe Grillo

giuseppe conte beppe grillo m5s
giuseppe conte beppe grillo m5s
L'ex premier pronto a trarre le conseguenze di un risultato negativo. Ma prima proverà a vincere. Anche su simbolo ed eventuale scissione. La battaglia del voto a dicembre e il rischio diaspora dei grillini

Giuseppe Conte lascerà la guida del Movimento 5 Stelle se non si raggiungerà il quorum nella prossima votazione all’Assemblea Costituente. Anzi, di più: l’ex Avvocato del Popolo è consapevole che sarebbe impossibile restare in un Movimento con Beppe Grillo garante a vita. E molti big sono pronti a seguirlo. Anche per evitare un’altra mossa legale del Garante co-fondatore. Quella di nominare un nuovo Comitato di Garanzia. Al posto di quello attualmente composto da Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici. Che farebbe la guerra dal di dentro all’attuale presidente M5s. Per questo Conte è pronto a trarre le conseguenze di un voto a lui sfavorevole. Ma prima proverà a vincere. Anche se Grillo dovesse chiedere ripetizioni del voto a… ripetizione. E aprire la guerra del simbolo e la scissione.

Il quorum

A parlare delle intenzioni di Conte è oggi Il Fatto Quotidiano. Che rimarca come la convocazione del voto tra il 5 e l’8 dicembre sia il cuore della sfida con Grillo. Il M5s avrebbe potuto ingaggiare una battaglia legale anche sulla ripetizione chiesta dal Garante. Ma «al netto della valutazione del presidente sulla legittimità e l’opportunità della richiesta» Conte ha deciso di ingaggiare la sfida. Anche perché «diversi iscritti che avevano votato no alla cancellazione del Garante stanno cambiando idea», fanno sapere i grillini. Mentre i seguaci di Grillo si preparano già a chiedere l’astensione. Perché stavolta la battaglia si gioca sul quorum da raggiungere. Come ha spiegato ieri Danilo Toninelli a Un giorno da pecora: «Lancio un appello a chi è incazzato. Non cancellatevi dal M5s. La vostra presenza serve per il quorum. Però gettate il telefono e non votate».

Il video di Beppe

Il video con cui Beppe chiederà ai grillini di non votare dopo essere diventato l’alfiere della Democrazia Diretta in Italia invece sarebbe in preparazione. Intanto Conte fa sapere di non voler mettere il suo nome nel simbolo del M5s e ribadisce che il fondatore non può contestargli l’uso dello stemma: «Il simbolo appartiene al M5s e Grillo è obbligato anche contrattualmente a non contestarlo». Anche se la strategia Vietcong presa dall’ex comico presuppone l’uso di tutte le armi possibili. Secondo Toninelli Grillo preferirebbe archiviare il M5s piuttosto che vederlo andare avanti con Conte. «Auguro a Conte una lunga carriera col suo partito progressista, indipendente, costola del Pd. Magari lo voto pure», è lo sfottò all’ex premier.

Il sabotaggio

L’estremo tentativo di sabotaggio di Grillo quindi potrebbe alla fine non portare a nulla. E chiudere così la sua guerra con il M5s. C’è infatti anche questa prospettiva, piuttosto nascosta. Ovvero che il Garante potrebbe prendere atto della sconfitta nel voto sul Quorum e lasciare a quel punto la battaglia. Senza andare in tribunale contro Conte, cosa che costerebbe molti soldi e che non gli dà garanzie di successo al 100%. Se invece Grillo dovesse percepire segnali incoraggianti dal voto, potrebbe andare avanti a ripetizione. Facendo ripetere ogni votazione e puntando ogni volta ad annullarla attraverso il sabotaggio del quorum. Per scongiurare il sabotaggio, il presidente ha avviato una fitta campagna elettorale con interventi su radio e tv.

Il passo indietro

In gioco c’è anche il suo ruolo. Conte aveva detto che avrebbe fatto un passo indietro se gli iscritti avessero sconfessato la scelta progressista. Il voto l’ha confermata e il dato è assodato: non sarà oggetto della prossima votazione. Ma un eventuale fallimento delle urne bis difficilmente non avrebbe ricadute sul presidente. Intanto La Stampa dà la parola a Davide Casaleggio. Il figlio dell’altro co-fondatore del M5s da tempo è in guerra sia con Conte che con Grillo. «L’idea del Movimento non era quella di immergersi in un mare rosso, già occupato, ben delineato, dove si rischia di finire mangiati dagli altri». Gianroberto sognava di veleggiare «nell’oceano blu, dove non ci sono confini. Oggi quell’oceano è l’astensione», spiega ad Antonio Bravetti.

Sliding doors

«È giusto che, se un’esperienza giunge alla fine, venga onorata e non distorta e utilizzata per raccattare qualche voto. Auguro a questa nuova formazione politica di avere tutti gli spazi che merita, ma rischia più mandati che voti…», dice. «Mio padre ha dedicato l’anima al Movimento, senza guadagnare un euro, come me», ricorda ancora. E alla domanda se tutto sarebbe cambiato in caso di via libera di Grillo e Casaleggio senior al governo Bersani nel 2013 replica così: «Mah… credo che al massimo non sarebbe stato rieletto Napolitano».

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