Inondavano le case di liquami ed estorcevano soldi, arrestati 13 membri della “banda dello spurgo”
Si fingevano una ditta specializzata in spurghi fognari per intrufolarsi nelle case di Roma e provincia, inondarle di liquami ed estorcere denaro per fornire una ulteriore riparazione. La polizia della capitale ha eseguito stamattina – mercoledì 27 novembre – 13 misure cautelari, di cui 11 in carcere e due ai domiciliari. Agli indagati, nell’ambito dell’indagine «Pecunia non olet», si contestano i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni e truffe aggravate dalla minorata difesa. Le forze dell’ordine hanno anche sequestrato 100mila euro in contanti, diamanti, orologi Rolex, gioielli e una vettura di grossa cilindrata, ritenuti sproporzionati ai redditi dichiarati dagli operai della “ditta”. Un ulteriore indagato è al momento ricercato.
L’ostruzione degli scarichi e l’intervento d’urgenza
Il funzionamento era strutturato e sistematico, tanto da fruttare oltre un milione di euro all’anno. Fin dal 2022, quando erano iniziate le investigazioni, la ditta si presentava online come un’attività di spurghi di primo intervento e urgenti che offriva il completo ripristino delle fognature. Prima di intervenire, gli operai chiedevano un pagamento anticipato di 500 euro. Poi, una volta all’interno dell’appartamento, aggravavano volontariamente il problema ostruendo lo scarico, demolendo pavimenti e pareti. Causando, così, una copiosa fuoriuscita di liquame che inondava l’intera casa, con un odore nauseabondo e con danni ingenti per la vittima. Il cliente era dunque costretto a richiedere un intervento d’urgenza, il cui prezzo era valutato con calcoli fantasiosi (parlavano di «calcolo al metro lineare») e veniva a costare migliaia di euro.
Minacce e violenze ai clienti
Nel caso in cui, però, il cliente si accorgesse della potenziale truffa, era vittima di minacce e violenza da parte degli operai. Questi, proprio per poter condurre operazioni simili, erano tendenzialmente reclutati dalla ditta tra persone con la fedina penale già sporca. Molti avevano infatti già precedenti penali e, come ha rivelato una consultazione delle banche dati Inps, non dichiaravano alcun mezzo di sostentamento lecito.
Chi erano le vittime: anziani e deboli, ma anche ristoratori
Obiettivo erano gli appartamenti in genere, senza distinzione tra le vittime: da ristoratori a medici, da avvocati a ecclesiastici. Fino ai più deboli, soprattutto anziani e clienti indifesi per lutti recenti o altre vicissitudini. Di qui l’aggravante della «minorata difesa». Innegabile, però, che gli affari andassero a gonfie vele: la “banda dello spurgo” aveva già allargato il suo raggio di azione alla provincia romana, e stava valutando di operare anche in altre città italiane. Il giudice delle indagini preliminari di Roma ha dunque approvato la richiesta di provvedimenti cautelari per «la sistematicità dei comportamenti delinquenziali, la sfrontatezza degli indagati, che non arretravano neanche davanti a persone vulnerabili e la spietatezza nel lasciare le vittime e le loro case in condizioni pietose, pericolose anche per la salute».