Via libera del Parlamento Ue alla nuova Commissione: il bis di von der Leyen può cominciare – Il video
La nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen può finalmente a partire. Il collegio di commissari scelto dalla presidente dell’esecutivo comunitario ha ricevuto il via libera definitivo del Parlamento europeo, mettendo fine a mesi di trattative e scontri interni alla maggioranza. La squadra scelta da von der Leyen per il suo “bis” alla guida della Commissione ha ricevuto 370 voti favorevoli, 282 voti contrari e 36 astenuti. «Esattamente cinque anni fa ero qui a chiedere la vostra fiducia. E oggi sono qui di nuovo», ha scandito la 66enne tedesca in apertura del suo discorso. Il primo pensiero di von der Leyen va al collegio di commissari uscenti: «Non avrei mai potuto immaginare una squadra così dedita al lavoro. Vi ringrazio davvero per il servizio reso all’Europa». Ma la presidente della Commissione europea è ben consapevole delle difficoltà che hanno accompagnato la nascita del suo nuovo esecutivo. Ed è proprio per questo motivo che von der Leyen ha invitato i vari gruppi politici a «superare le divisioni» e prepararsi a lavorare insieme.
Il bis di von der Leyen parte con un record negativo
Il via libera del Parlamento europeo alla nuova Commissione di Ursula von der Leyen arriva dopo settimane di scontri tra i tre gruppi della maggioranza: Popolari, Socialisti e Liberali. Una situazione che appare ancora più evidente se si guarda al voto di oggi in plenaria. Il bis della politica tedesca ha ricevuto infatti l’approvazione di 370 eurodeputati su 720, ossia il 51,4% degli aventi diritto. Si tratta del dato più basso di sempre nella storia europea. Lo scorso luglio, von der Leyen aveva incassato 401 sì. Il che significa che nel giro di appena quattro mesi ha perso per strada 31 voti.
L’agenda Draghi
Nel chiedere nuovamente la fiducia al Parlamento europeo, la politica tedesca ha scommesso su uno dei pochi temi che riesce a mettere d’accordo (quasi) tutti: il rilancio della competitività europea. «La prima grande iniziativa della nuova Commissione sarà una nuova “bussola della competitività”», ha annunciato von der Leyen. Questo strumento, ha continuato la presidente dell’esecutivo Ue, «fornirà un quadro all’interno del quale si inseriranno tutte le altre iniziative del nostro mandato». A guidare la strategia di Bruxelles, neanche a dirlo, sarà il rapporto stilato dall’ex premier italiano Mario Draghi. In particolare, tre priorità da lui indicate: «Colmare il divario competitivo con Usa e Cina; stilare un piano congiunto per decarbonizzazione e competitività; ridurre le dipendenze strategiche e aumentare la sicurezza», ha spiegato von der Leyen.
Avanti tutta sul Green Deal
La leader della Commissione europea ha poi ribadito che il nuovo esecutivo non cancellerà quanto fatto negli ultimi cinque anni con il Green Deal, il pacchetto di misure a favore dell’ambiente e del clima che punta a rivoluzionare l’economia europea nel segno dell’ecologia e della sostenibilità. «I motivi che ci hanno spinto a essere così ambiziosi restano validi anche oggi. Quindi voglio essere chiara: manterremo la rotta sul Green Deal», ha scandito von der Leyen senza esitazioni. Allo stesso tempo, ha continuato la politica tedesca, «se vogliamo avere successo nella transizione dobbiamo accompagnare tutti.» Per questo von der Leyen ha confermato la promessa fatta lo scorso luglio, poco dopo le elezioni europee: nei primi cento giorni di mandato, ha assicurato, «presenteremo il Clean Industrial Deal», un piano per accompagnare tutti i settori industriali nel percorso verso le emissioni zero.
Chi ha votato la fiducia a von der Leyen (e chi no)
La nascita della nuova Commissione europea è stata accompagnata da forti tensioni interne alle tre forze di maggioranza: Popolari, Socialisti e Liberali. I primi hanno mostrato di avere qualche riserva sulla candidata commissaria spagnola Teresa Ribera, mentre gli altri due non hanno apprezzato la scelta di assegnare una vicepresidenza esecutiva all’italiano Raffaele Fitto, che fa parte dei conservatori di Ecr, un gruppo politico dell’opposizione. Alla fine, le diverse anime della «maggioranza Ursula» sono riuscite a trovare un’intesa sul nuovo esecutivo, ma i mal di pancia restano. A Strasburgo ci sono state infatti diverse defezioni.
I “franchi tiratori” dentro la maggioranza
Come annunciato alla vigilia del voto, i socialisti tedeschi e francesi hanno votato “no” al bis di von der Leyen. E lo stesso hanno fatto anche i popolari spagnoli, ai ferri corti con Ribera dopo le alluvioni di Valencia delle scorse settimane. Complessivamente, la nuova presidente della Commissione europea non è riuscita a convincere 44 socialisti (25 contrari, 19 astenuti) e 6 liberali (tutti astenuti). «Il nostro è un sì responsabile e costruttivo, ma non è un assegno in bianco», aveva avvertito Iratxe García Perez, leader dei Socialisti europei, poco prima del voto in aula. Hanno votato contro von der Leyen anche 25 eurodeputati dei Popolari, la famiglia politica a cui appartiene la stessa 66enne tedesca, mentre altri tre si sono astenuti.
Verdi e Conservatori si dividono
Si spaccano i Verdi, con 27 voti a favore, 19 contrari (tra cui i tre eurodeputati italiani) e 6 astenuti. Si dividono anche i conservatori di Ecr, con la delegazione di Fratelli d’Italia che è l’unica delegazione del gruppo a votare la fiducia a von der Leyen. Compatte sul “no” l’ultradestra dei Patrioti e la sinistra di The Left.
La nuova squadra di Ursula von der Leyen
- Ursula von der Leyen (Germania – Ppe): Presidente
- Teresa Ribera (Spagna – S&D): Prima Vicepresidente esecutiva per la transizione pulita, giusta e competitiva
- Henna Virkkunen (Finlandia – Ppe): Vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia
- Stéphane Séjourné (Francia – Renew): Vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale
- Kaja Kallas (Estonia – Ppe): Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza
- Roxana Minzatu (Romania – S&D): Vicepresidente esecutiva per le persone, le competenze e la preparazione
- Raffaele Fitto (Italia – Ecr): Vicepresidente esecutivo per la coesione e le riforme
- Maroš Šefcovic (Slovacchia – S&D): Commercio e sicurezza economica, relazioni interistituzionali e trasparenza
- Valdis Dombrovskis (Lettonia – Ppe): Economia e produttività, implementazione e semplificazione
- Dubravka Šuica (Croazia – Ppe): Mediterraneo
- Olivér Várhelyi (Ungheria – indipendenti): Salute e benessere animale
- Wopke Hoekstra (Paesi Bassi – Ppe): Clima, crescita pulita e obiettivi net-zero
- Andrius Kubilius (Lituania – Ppe): Difesa e spazio
- Marta Kos (Slovenia – Renew Europe): Allargamento
- Jozef Síkela (Repubblica Ceca – Indipendenti): Partenariati internazionali
- Costas Kadis (Cipro): Pesca e oceani
- Maria Luís Albuquerque (Portogallo – Ppe): Servizi finanziari
- Hadja Lahbib (Belgio – Renew Europe): Preparazione, gestione delle crisi, uguaglianza
- Magnus Brunner (Austria – Ppe): Affari interni e migrazione
- Jessika Roswall (Svezia – Ppe): Ambiente, resilienza idrica ed economia circolare competitiva
- Piotr Serafin (Polonia – Ppe): Bilancio, anti-frode, pubbliche amministrazioni
- Dan Jørgensen (Danimarca – S&D): Energia e alloggi
- Ekaterina Zaharieva (Bulgaria – Ppe): Start-up, ricerca e innovazione
- Michael McGrath (Irlanda – Renew Europe): Democrazia, giustizia e stato di diritto
- Apostolos Tzitzikostas (Grecia – Ppe): Trasporti sostenibili e turismo
- Christophe Hansen (Lussemburgo – Ppe): Agricoltura e alimentazione
- Glenn Micallef (Malta – S&D): Equità intergenerazionale, gioventù, cultura e sport
In copertina: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea (EPA/Ronald Wittek)
Video di copertina: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev