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Puff Daddy è in galera con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, ma gli ascolti dei suoi brani sono raddoppiati

27 Novembre 2024 - 18:17 Gabriele Fazio
Puff Daddy mentre è in galera vede moltiplicarsi i suoi numeri sulle piattaforme
Puff Daddy mentre è in galera vede moltiplicarsi i suoi numeri sulle piattaforme
Dall'inizio dell'inchiesta il rapper ha perso partnership importanti con almeno 18 marchi di prestigio, ma gli streaming crescono. E non è l'unico caso

Secondo Luminate, società che studia i dati relativi al mondo dell’intrattenimento, Puff Daddy avrebbe esponenzialmente aumentato l’attenzione sul proprio lavoro da quando è stato arrestato per traffico sessuale e racket. L’azienda parla di un aumento degli stream del catalogo del rapper che si aggira intorno al 50%. A confermarlo è una ricerca portata avanti da Chartmetric, che invece si occupa di dati relativi alla discografia: gli ascoltatori mensili di Sean Combs (così all’anagrafe) su Spotify sono saliti da 9,6 milioni il 18 settembre, più o meno quando la notizia del suo arresto è diventata pubblica, a 13,2 milioni un mese dopo (al momento si sono assestati intorno ai 10 milioni, quindi comunque un buon aumento). Il rapper si è sempre dichiarato non colpevole ma le storie che continuano a venir fuori con cadenza quasi giornaliera mentre lui è rinchiuso al Metropolitan Detention Center di Brooklyn in attesa dell’inizio del processo il prossimo 5 maggio, dopo che gli è stata chiusa la porta in faccia ben tre volte riguardo la libertà vigilata (offerta del rapper al tribunale: 50 milioni di dollari), hanno decisamente, forse irrimediabilmente, macchiato la reputazione di Diddy, così come ama farsi chiamare dagli amici. Eppure questa condanna unanime che proviene dalla società ad ogni livello, non solo parrebbe non intaccare l’interesse nei confronti del suo lavoro ma, come ci dicono questi dati, l’avrebbero perfino aumentato. Attenzione, è bene sottolineare che il fondatore e CEO della Bad Boy Records, da quando sono cominciate a circolare le voci di una serie di denunce per abusi sessuali, quindi anche ben prima che il Vaso di Pandora venisse scoperchiato, ha perso almeno 18 partnership con marchi di prestigio, un contratto per un reality show ed una serie di altre iniziative imprenditoriali. Per la precisione, la situazione è nettamente precipitata quando la CNN lo scorso maggio ha reso pubblico il filmato dell’inequivocabile violenza nei confronti dell’allora fidanzata Cassie Ventura nei corridoi di un hotel della California.

Perché succede?

Può sembrare bizzarro e per certi versi perfino cinico, una reazione simile a quella di chi rallenta in autostrada nei pressi di un incidente per cogliere una qualche scena macabra, ma non è la prima volta che ad una superstar dello showbiz musicale accade di veder schizzare alle stelle i dati relativi al proprio lavoro dopo aver ricevuto accuse di questa entità. Per esempio, quando nel 2019 negli Stati Uniti venne trasmesso Surviving R Kelly, un documentario che ha svelato le violenze sessuali perpetuate dal cantautore americano R Kelly per decenni su donne e ragazze, gli streaming della sua musica nello stesso periodo sono raddoppiati, raggiungendo quota oltre 1,73 milioni. Le vendite degli album di Kelly, che sta attualmente scontando una condanna a 20 anni di carcere, sono addirittura aumentate del 500% dopo che è stato dichiarato colpevole di abusi sessuali su minori. Ma come è possibile? Il Guardian ha interpellato sull’argomento diversi esperti: la curiosità gioca un ruolo significativo nell’incrementare lo streaming, anche se solo temporaneamente, ha affermato Serona Elton, professoressa e direttrice del Music Industry Program presso la Frost School of Music dell’Università di Miami; «Le persone potrebbero vedere la notizia e chiedersi: “Che tipo di musica ha fatto questa persona? La conosco?”». Gli aumenti dello streaming si verificano anche quando le persone tornano alla musica di un artista per vedere se ciò che ha scritto può fornire qualche spunto sul suo comportamento, come se fosse una sorta di personale indagine. Ad affermarlo è Eric Holt, professore associato di business musicale alla Belmont University, che dice: «Ci sono tonnellate di meme su Instagram e TikTok in cui le persone dicono “Oh, ecco di cosa stava parlando Diddy quando ha detto questa o quella frase”». Ma anche, aggiunge Holt: «il desiderio di ascoltare una canzone “un’altra volta” prima di non impegnarsi più con un artista controverso. La gente pensa “Oh, amo ancora questa canzone” oppure “Odio che sia stato condannato per queste cose. Non la ascolterò più, ma la ascolto un’altra volta”». D’altra parte sarebbe ingiusto non riconoscere a Puff Daddy il suo lavoro, l’aver pubblicato capi saldi della storia del rap americano come I’ll Be Missing You, Last Night o I Need a Girl e il rapporto che intercorre tra l’artista e le storie che racconta mai è stato posto al centro del dibattito, anche in Italia, come oggi, nell’era dell’esplosione del rap. A questo proposito però è importante anche l’idea di Mel Stanfill, professore associato di inglese presso l’Università della Florida Centrale ed esperto del comportamento dei fan, che sostiene che c’è anche chi consapevolmente, per fedeltà al proprio idolo, si stringe ancor di più alla musica di Puff Daddy per supportarlo in questa delicata fase della sua vita e carriera. Al momento comunque solo alcune radio hanno scelto di non trasmettere più musica di Puff Daddy, la maggior parte hanno solo ridotto i passaggi, in totale il danno al rapper, in termini generali riguardo la radiofonia statunitense, secondo la rivista specializzata Billboard, è pari al 25%. Riguardo le piattaforme: YouTube ha sospeso Combs dal programma partner della piattaforma a causa di «comportamenti fuori dalla piattaforma che sono dannosi per la comunità di YouTube», il che significa che Sean Combs non guadagnerà più denaro dalla pubblicità. Spotify ed Apple Music ancora non si sono mosse, la musica di Puff Daddy è ancora disponibile per il pubblico, ma non è detto che le due piattaforme non facciano calare la propria mannaia sulla musica di Diddy in caso di una condanna, presumibilmente lunga, anche se, c’è da dire, tornando al caso R Kelly, nel 2018 decisero di non promuovere nelle playlist in evidenza la sua musica, ma la lasciarono comunque a disposizione degli utenti.

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