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L’Australia vieta i social ai minori di 16 anni, chiedendo a Meta, TikTok e X (e non ai genitori) di rimediare

28 Novembre 2024 - 17:23 Stefania Carboni
australia divieto social
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Previste multe fino a 32 milioni di dollari. Il ddl, la cui discussione è durata diversi mesi, è stato approvato. Resta da capire però come verrà applicato

Il Parlamento australiano ha approvato oggi un disegno di legge che vieta l’accesso ai social media ai minori di 16 anni. Il ddl è stato approvato da entrambe le camere con il sostegno bipartisan e la nuova normativa prevede che le big tech adottino «misure ragionevoli» per impedire ai giovani adolescenti di avere un account. Si tratta di una delle leggi più dure al mondo contro siti popolari come Facebook, Instagram e X ma per ora, per come è stata stesa, appare più che altro inoffensiva. Non c’è un elenco delle piattaforme interessate, per esempio. L’unica cosa chiara è l’iter: a metà del 2025 dovrebbe esserci una fase sperimentale per cui l’applicazione del divieto potrebbe scattare dal 2026. Lanciata dal primo ministro Laburista Anthony Albanese, la normativa punta a tutelare la «salute mentale» dei giovanissimi australiani che, secondo l’opinione pubblica, sono totalmente fagocitati dalla rete. Secondo Michelle Rowland, ministro per le Comunicazioni il provvedimento riguarderà piattaforme come Instagram, Snapchat, TikTok, X, ma anche Reddit e Facebook. YouTube sarà invece esentato, perché spesso utilizzato negli ambienti scolastici a scopo pedagogico ed educativo. Altra particolarità (che per esempio non limiterebbe i casi di bullismo digitale) è l’esclusione del provvedimento di WhatsApp e Facebook Messenger. E infine c’è un altro punto: una soluzione potrebbe esser la dimostrazione dell’età anagrafica attraverso un documento di identità o passaporto. Ma in tal caso questi colossi digitali sarebbero in grado, in tutta sicurezza, di gestire questa mole di dati sensibili?

La preoccupazione di Meta

«Rispettiamo le leggi stabilite dal Parlamento australiano ma siamo preoccupati per il processo che ha portato ad un’approvazione così veloce della legge senza considerare adeguatamente le evidenze, ovvero ciò che il settore già ha messo in atto per garantire esperienze adeguate alle diverse età, nonché le opinioni dei più giovani», spiega un portavoce di Meta parlando della nuova normativa. «La settimana scorsa – aggiunge – la stessa commissione parlamentare ha affermato che per quanto riguarda la salute mentale dei giovani australiani ‘il nesso causale con i social media non appare chiaro’, mentre questa settimana l’affrettata relazione della commissione del Senato ha dichiarato che i social media sono dannosi. Ciò dimostra l’assenza di informazioni verificate alla base della legislazione, e suggerisce che si tratti di un processo predeterminato». «L’obiettivo – continua Meta – è ora quello garantire una consultazione proficua rispetto a tutte le norme associate al disegno di legge, per garantire un risultato che sia tecnicamente realizzabile, che non comporti un onere gravoso per i genitori e per gli adolescenti e un impegno affinché le norme siano applicate in modo coerente in tutte le app social utilizzate dagli adolescenti. Un’opzione semplice è la verifica dell’età effettuata a livello di sistema operativo e di app store che riduce le difficoltà e il numero di informazioni sensibili da condividere», conclude il portavoce di Meta.

E da noi? Ascani (Pd) rilancia: vietiamolo per gli under 15

«La notizia che arriva da oltreoceano conferma che la preoccupazione sull’accesso dei minori ai social media è globale. L’Australia ha approvato oggi una legge che vieta la creazione di account a chi ha meno di 16 anni. A maggio di quest’anno è stato presentato al Senato, a prima firma Mennuni, Malpezzi, e alla Camera, a prima firma Madia, un ddl proprio per intervenire sulla questione: per chiedere di non consentire l’accesso ai social network a chi ha meno di 15 anni, con l’obiettivo di arginare i rischi di un uso distorto di queste piattaforme e contrastare la crescente dipendenza tra i più giovani», ha dichiarato Anna Ascani, vicepresidente della Camera e deputata dem. «Nel testo è prevista inoltre l’introduzione di restrizioni sull’attività dei baby influencer e la maggiore promozione di un’educazione digitale. È un tema pressante, occorre intervenire urgentemente e approvare il ddl: tutelare i diritti dei minori deve essere una priorità», ha concluso la parlamentare.

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