Due arresti in Arizona, le mani addosso all’infermiera, i servizi sociali e l’alcol. Chi è Boris Epshteyn, l’avvocato che suggerisce le nomine di Donald Trump
A metà novembre è stato al centro di una litigata con Elon Musk a Mar-a-Lago che ha fatto il giro del mondo. Dieci giorni dopo il suo nome è apparso all’interno di un report di condotta da David Warrington, capo della squadra della transizione del neopresidente Donald Trump, in cui si ipotizzava che avesse venduto raccomandazioni per la conquista di posti nella nuova amministrazione americana (anche per più di 100 mila dollari). È stato però lo stesso Trump a difenderlo con energia, gridando al complotto e frenando chi nel suo staff nutriva dubbi sul personaggio. Lui si chiama Boris Epshteyn, ha 42 anni ed è un russo (nato a Mosca) naturalizzato americano fin da bambino, è uno dei consiglieri più ascoltati di Trump, di cui era stato nominato consigliere strategico durante le campagne elettorali del 2016 e del 2020. Negli ultimi due anni Epshteyn, che è avvocato, è stato il capo della squadra legale che ha assistito Trump nella causa fiscale nello stato di New York, quando al tycoon ricandidato alle presidenziali Usa fu scattata la famosa foto segnaletica.
L’omone da 275 kg e il pugno da ko che nel 2014 procurò il primo arresto
Boris ha una certa familiarità con le foto segnaletiche della polizia americana. Nella sua collezione ne può vantare due. La prima gli fu scattata nel 2014, quando Epshteyn fu arrestato per avere steso con un pugno un uomo con cui stava litigando nel night club Whiskey Row di Scottsdale, in Arizona. A chiamare la polizia alle 2 e 25 del mattino fu la vittima, con il volto insanguinato. Ne rapporto Boris veniva descritto come «un grosso maschio bianco con una camicia rosa, significativamente più grande della vittima: altezza 1,90 m, peso 275 kg». La denuncia della vittima è stata ritirata avendo Epshteyn accettato di pagare un risarcimento al malcapitato mandato ko, di frequentare corsi per la gestione della rabbia e di svolgere almeno 25 ore ai servizi sociali.
La seconda foto segnaletica in una calda serata del 2021 in un locale dell’Arizona
Nella seconda foto segnaletica della polizia Boris indossava una polo bianca, e le manette questa volta erano scattate per accuse più pesanti: condotta disordinata, tentato abuso sessuale, aggressione e molestie. Era sabato 10 ottobre 2021, quando già Epshteyn era consigliere ufficiale di Trump. Di nuovo a Scottsdale, a un isolato di distanza dal locale del precedente arresto, questa volta in un locale notturno, il “Bottled Blonde”, che lo vedeva cliente affezionato e di assoluto riguardo, spendendo a quel tavolo per fare serata centinaia e talvolta migliaia di dollari ad ogni occasione. A denunciare Boris erano state una infermiera, Maggie, e sua sorella minore Nina che fecero capire agli inquirenti come il rapporto complicato con donne fosse caratteristica assai diffusa all’interno della squadra Trump.
Quella “brutta versione di Tony Soprano” e le mani messe addosso a due donne
Nel verbale di polizia di quel giorno si racconta come le due donne fossero state invitate a bere qualcosa al tavolo di Boris e dei suoi amici. Dopo avere bevuto in abbondanza e avere esagerato in complimenti, una delle due sorelle fu avvicinata da Boris cingendola per la vita. All’altra che sembrava volere stare più a distanza il consigliere di Trump infilò una mano fra le cosce premendo sull’inguine per avvicinarla a sé (a dire il vero il verbale di polizia usa un linguaggio più crudo: «la tirò a sé prendendola per la f..a»). La malcapitata- Maggie- si ribellò, allontanandosi dal tavolo e chiedendo aiuto al personale del locale, che però chiese a lei di andarsene e di non dare scandalo perché Boris era «un cliente di riguardo». La polizia che fu chiamata da Maggie fuori dal locale arrivò trovandola con le lacrime che le facevano colare il mascara sul volto, e a verbale lei raccontò cosa era accaduto nel locale. Anche il modo con cui Boris l’aveva tirata a sé, aggiungendo però una frase che sarebbe stata processualmente decisiva in un’Arizona non ancora contagiata dal “me too”. Disse infatti che quell’uomo da lei descritto come «la brutta versione di Tony Soprano», l’aveva toccata «in altri punti del corpo, sopra i vestiti, ma non i genitali».
L’arresto, il processo e la mezza condanna. Poi la richiesta (respinta) dell’oblio
Identificato dagli agenti nel locale, quella notte Boris fu ammanettato dopo avergli letto i suoi diritti e fatto salire su un cellulare del Dipartimento di polizia di Scottsdale. Il processo poi si concluse con un patteggiamento e una condanna per condotta disordinata, archiviando le altre accuse proprio grazie a quella frase messa a verbale da Maggie. La pena di 5 giorni di carcere fu sospesa e trasformata in 11 mesi di libertà vigilata, multa da 710 dollari e obbligo di iscriversi a un programma per il trattamento degli alcolisti. Divieto anche di avvicinarsi e di avere qualsiasi tipo di rapporto con le due sorelle da quel giorno in poi. Nel fascicolo processuale scoperto due anni dopo dai giornalisti dell’Arizona Repubblic c’era anche una petizione al tribunale presentata dall’avvocato difensore di Boris, Randall Craig, per oscurare tutte le parti del racconto sulla serata con le due donne, essendo cadute le accuse principali. Il legale raccontava a modo suo i fatti: «Il caso nasce dal fatto che l’imputato ha bevuto un po’ troppo in un bar locale ed è diventato troppo amichevole con una cliente femminile del bar. Il rapporto della polizia afferma che la vittima ha detto che l’imputato si è limitato a mettere le mani sulla sua vita. Ha detto che l’imputato non ha mai toccato i suoi genitali in alcun modo». Craig aggiungeva: «L’imputato è un funzionario pubblico nell’area di Washington DC e teme che le informazioni sul sito web del tribunale possano danneggiare la sua carriera. L’imputato è anche imbarazzato per le accuse archiviate e per l’effetto che potrebbero avere sulla sua reputazione». La petizione è stata respinta dal giudice James Blake e tutta la documentazione su quella serata è restata così accessibile.
Le disavventure messe alle spalle e il ruolo chiave come suggeritore di Trump
Nonostante quelle disavventure del passato, Epshteyn oggi è più in sella che mai e dietro le quinte sembra davvero il consigliere più influente del prossimo presidente degli Stati Uniti. È stato lui, ad esempio, a suggerire la candidatura del controverso Matt Gaetz come procuratore generale. E anche se poi il candidato ha dovuto fare un passo indietro appena sono emersi vecchi scandali su storie di sesso e droga, Ephsteyn è stato decisivo per la nomina di figure chiave come Todd Blanche ed Emil Bove nel prossimo dipartimento di giustizia. E proprio su quei nomi sarebbe scoppiata la furiosa lite con Elon Musk. Boris secondo le fonti interne alla squadra della transizione sarebbe stato decisivo anche nella scelta dell’imprenditore Scott Bessent come futuro segretario del Tesoro Usa nella nuova amministrazione Trump.