La consigliera Ghio e la violenza a 12 anni: «Ho parlato con Meloni. Grazie, ma lei cerca capri espiatori»
«Ho parlato 20 minuti al telefono con il presidente Giorgia Meloni. Se avessi assecondato il motivo della sua telefonata probabilmente sarebbe durata pochi secondi», così la rappresentante al consiglio comunale di Genova della lista Rossoverde, Francesca Ghio, ha riassunto su Instagram il suo colloquio con la premier. Ma l’esponente dell’opposizione, che ha denunciato durante una riunione del consiglio delle violenze subite quando era piccola, e su cui è stato aperto un fascicolo, ha colto l’occasione per denunciare l’operato del governo: «Se sono morta a 12 anni è anche per colpa di persone come lei che, pur avendo il potere nelle mani, pur avendo gli strumenti per cambiare, scelgono di guardare da un’altra parte trovando continuamente un capro espiatorio».
La posizione di Ghio
Nella sua lettera social, Ghio critica le posizioni dell’esecutivo Meloni sui temi del patriarcato e del femminismo, emerse anche nelle dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara durante la presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. Per la consigliera comunale, Meloni rientra tra quanti preferiscono «deresponsabilizzare le istituzioni, addossando al singolo la colpa per evitare di risolvere il problema, nascondendolo dietro parole retoriche». Ghio non ha colto alcun segnale dalla premier a sostegno della battaglia contro il patriarcato: «”Sono figli sani di un sistema malato”, non è uno slogan è la realtà quando le soluzioni. Come ho già detto ci serve la volontà politica di applicarle: non farlo è una risposta chiara». La consigliera va avanti: «Cara presidente Giorgia Meloni ti ringrazio per la vicinanza, ma se ho parlato non è per avere supporto morale. La mia morale è solida e alle mie lacrime ci pensano le mie sorelle». Ghio ha raccontato la sua storia affinché «nessun’altra persona debba continuare a passarci attraverso». E per questo consiglia alla premier: «Se davvero le sono arrivata, presidente Meloni allora lo dimostri con la potente azione politica che ha nelle sue mani. È una responsabilità, è un privilegio poter usare la politica per risolvere i problemi. Le parole ora risuonano vuote come il buio che ho attraversato». Quindi rilancia la sua richiesta: «Chiedo una cosa, insieme chiediamo una sola cosa a grande voce: vogliamo l’educazione sessuo affettiva, all’emozione e al consenso in tutte le scuole del paese per tutti i bambini e le bambine di oggi, che saranno gli adulti di domani per mettere nelle loro mani e nei loro cuori gli strumenti potenti della consapevolezza e dell’amore».
«A noi serve un cambiamento»
Il racconto di Ghio prosegue: «Sono madre, mi ha detto al telefono. Sono madre anche io e lotto per mia figlia e anche per la sua, per i figli e le figlie di tutti noi per fare in modo che non ci sia altro dolore evitabile. Dire a me a Gino, a Chiara, a tutti i cuori frantumati e le ossa rotte che vi dispiace serve solo a voi stessi per sentirvi meglio con quello che avete o non avete fatto». Infine, conclude: «A noi serve un cambiamento. Siamo il grido Altissimo e feroce di tutte quelle persone che più non hanno voce».