Mandato d’arresto a Netanyahu, la mossa della Cpi: «Pronti a ritirarlo se lo processerà Israele»
La Corte penale internazionale potrebbe revocare i mandati d’arresto spiccati nei confronti di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant se in Israele sarà avviata un’indagine approfondita sui possibili crimini condotti nella gestione della guerra a Gaza. Lo ha detto in un’intervista radiofonica all’emittente israeliana Kan il portavoce della Cpi Fadi El Abdallah, ribadendo che i sospettati hanno comunque il diritto di presentare ricorso contro le decisioni della Corte. Come il premier israeliano ha d’altronde già annunciato di voler fare. Il passo in avanti della Corte maturerebbe, in sostanza, qualora emergesse che sulle stesse ipotesi di reato sia già in corso un serio e imparziale procedimento giudiziario nel Paese stesso – in ossequio al principio di «complementarità» con cui agisce il Tribunale dell’Aja.
La linea dura di Usa e Israele
Non è detto comunque che la proposta del portavoce della Corte “seduca” il governo israeliano. Oggi il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar è tornato a picchiare duro sui giudici dell’Aja facendo sapere di aspettarsi che gli Stati Uniti – alla cui guida si appresta a tornare Donald Trump – puniranno la Cpi per i mandati d’arresto spiccati nei confronti di Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Non solo gli Usa, ma «anche altri Paesi sono rimasti sconcertati dalla decisione» della Corte, ha affermato Sa’ar nel corso di una visita in Repubblica Ceca.