Crisi dell’auto, l’Italia porta la battaglia in Europa: «Carburanti e investimenti, l’Ue riveda le regole o il settore muore»
La battaglia del governo italiano contro le norme europee sull’automotive entra nel vivo. Oggi, giovedì 28 novembre, il ministro Adolfo Urso ha presentato a Bruxelles un documento che chiede la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 delle automobili e che prevede, tra le altre cose, lo stop alla produzione di nuove vetture a benzina e diesel a partire dal 2035. Il non-paper, presentato da Italia e Repubblica Ceca, è stato accolto con favore da altri cinque Paesi Ue: Austria, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Polonia. I sette governi – quasi tutti guidati da maggioranze di destra o centrodestra – chiedono di mantenere quel target previsto per il 2035 ma di rivedere il percorso per arrivarci.
Le richieste dell’Italia (e degli alleati europei)
Il pressing dell’Italia per rivedere le norme europee arriva dopo mesi di difficoltà per il settore dell’automotive, alle prese con una trasformazione epocale – il passaggio dai motori endotermici ai veicoli a batteria – che si sta rivelando più complessa del previsto. Una delle richieste principali di Urso è di anticipare dal 2026 al 2025 la revisione delle regole europee. Prima ancora del tanto discusso target del 2035 ci sono infatti una serie di scadenze intermedie da rispettare. Nel 2025, per esempio, scattano le prime multe per le aziende del settore auto che non sono riuscite a ridurre le emissioni di anidride carbonica. Una situazione che, complice il rallentamento delle vendite di auto elettriche, rischia di tradursi in sanzioni milionarie per i costruttori europei. Al di là della revisione delle regole, il governo italiano chiede a Bruxelles di dar vita a un piano pluriennale di investimenti e un regime ad hoc per gli aiuti di Stato.
Il pressing sui biocarburanti
Per raggiungere gli obiettivi di emissioni zero, l’Italia e i sei alleati chiedono poi di adottare il «principio di neutralità tecnologica» e aprire la strada a «una gamma più ampia» di tecnologie. Insomma, non solo auto elettriche e a idrogeno, ma anche motori alimentati con carburanti alternativi. Il documento non parla esplicitamente di biocarburanti, ma è chiaro che la proposta di Urso si muova proprio in quella direzione. L’Italia, tramite il colosso energetico Eni, è infatti tra i leader nella produzione di bio-fuels, una tipologia di carburanti che è stata esclusa dal regolamento europeo sulle emissioni delle auto approvato nel 2022.
Urso: «Dobbiamo agire subito»
La richiesta presentata da Italia e Repubblica Ceca è finita oggi sul tavolo del Consiglio Ue sulla Competitività, l’ultimo prima dell’entrata in carica della nuova Commissione europea. «Stiamo assistendo a un bollettino di guerra. Dobbiamo agire e subito», ha detto Urso, durante il vertice a Bruxelles, riferendosi ai numerosi annunci di licenziamenti e fabbriche chiuse in tutta Europa. Secondo il ministro delle Imprese, la strada tracciata dall’Ue per azzerare le emissioni dell’automotive è «ambiziosa e straordinariamente sfidante», ma non è detto che avrà successo. «Se raggiungiamo l’obiettivo con un’industria Net-Zero avremo indicato una strada di successo e anche gli altri la seguiranno. Ma se raggiungiamo quella data con zero industria avremo certificato il nostro fallimento», ha continuato Urso di fronte ai colleghi europei.
Il «dialogo strategico» annunciato da von der Leyen
La proposta depositata dal governo italiano arriva all’indomani del voto del Parlamento europeo sulla nuova Commissione Ue, guidata per la seconda volta da Ursula von der Leyen. Nel suo discorso a Strasburgo, la politica tedesca ha annunciato che convocherà un «Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica in Europa», sulla falsariga di quanto accaduto nei mesi scorsi per il settore agricolo dopo le proteste dei trattori. «Riuniremo tutti gli stakeholder attorno al tavolo, per ascoltarci a vicenda e progettare soluzioni insieme. L’industria automobilistica europea è un orgoglio europeo e dobbiamo assicurarci che il futuro delle auto continui a essere realizzato in Europa», ha scandito von der Leyen dall’aula del Parlamento europeo.
Le proposte dell’Italia passeranno?
A margine del Consiglio Competitività a Bruxelles, Urso si è detto «particolarmente soddisfatto della larga convergenza delle posizioni espresse» a proposito della proposta italiana. Ma quante possibilità ci sono che la richiesta di revisione delle regole avanzata dal governo avrà effettivamente successo? Al momento, Urso è riuscito a portare dalla propria parte soltanto altri sei Paesi, ben lontano dalla maggioranza. Per smuovere le acque, avrebbe bisogno di un segnale da parte di un altro grande paese europeo, come la Francia o la Germania, che finora però non hanno dato grandi segnali di apertura.
In copertina: Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso (ANSA/Angelo Carconi)