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Italiani campioni di pezzotto? Non proprio: siamo il Paese in Europa col minor consumo di contenuti piratati – Il rapporto

28 Novembre 2024 - 23:50 Antonio Di Noto
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I Paesi baltici ci doppiano, anche se dal 2021 da noi c'è stata un'esplosione di partite piratate. Lo studio dell'Ufficio Ue per la proprietà intellettuale

L’Italia è il Paese dell’Unione europea dove la pirateria dei contenuti è meno diffusa. A rivelarlo è l’ultimo rapporto dell’Ufficio dell’Ue per la proprietà intellettuale (Euipo), secondo cui nel nostro Paese gli accessi al «pezzotto» sono 7,3 per ciascun utente di internet tra i 15 e i 74 anni di età. La media europea è 10,2. Subito sopra l’Italia si piazzano Germania (7,7) e Romania (7,9). In cima alla classifica ci sono invece Lettonia (26,2), Estonia (23,2) e Cipro (22,0) che per un soffio scalza la Lituania (21,7) e impedisce un podio tutto baltico. I dati del rapporto si riferiscono al 2023 e vengono comparati con quelli del 2019 e del 2021.

Sempre più partite illegali, sempre meno film

Il rapporto tiene conto della pirateria musicale, di quella di film e serie TV e di quella di eventi dal vivo. Quest’ultima, nota in Italia come «pezzotto», è particolarmente popolare e spesso si basa su un protocollo chiamato IPTV. Non di rado, per poter vedere i contenuti piratati sono necessari degli appositi decoder. La ricerca rileva che la pirateria online è sostanzialmente stabile, dopo un trend in crescita durato fino al 2021. Le trasmissioni televisive e gli eventi sportivi live sono quelli che crescono di più, ma il loro aumento è controbilanciato dalla diminuzione di musica e film. L’Euipo evidenzia che la pirateria diminuisce all’aumentare dell’offerta di alternative a prezzi adeguati. È evidente osservando film e musica dal 2017 ad oggi. Al proliferare dei servizi di streaming – Spotify, Netflix, YouTube e molti altri – si è associata una minore ricerca di contenuti illegali da parte degli utenti.

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Euipo / Trend dei vari tipi di contenuti piratati dal 2017 al 2023

Il boom del pezzotto dal 2021 in Italia

Guardando all’Italia si nota un crescita sostenuta del pezzotto per partite ed altri eventi sportivi dal 2021 al 2023. Questi costituiscono comunque una parte minoritaria delle trasmissioni tv piratate con il 17%. Il 22% di queste ultime è invece costituito da anime, mentre il 60% da trasmissioni generiche. Quello degli eventi sportivi è un problema ben noto alle autorità italiane, come ricorda anche il rapporto. «In Italia, durante il campionato europeo di calcio UEFA del 2024, la Guardia di Finanza ha condotto un’importante operazione antipirateria, prendendo di mira 13 individui sospettati di gestire reti IPTV illegali. Questa operazione ha comportato la perdita dell’accesso a contenuti piratati da oltre 1,3 milioni di utenti». L’AgCom ha provato a mettere un freno al fenomeno con il sistema Piracy Shield, non esente da problemi. Un’apposita legge consente di oscurare i siti che trasmettono contenuti illegale e multare fino a 5 mila euro chi li usa.

Trend dei vari tipi di contenuti piratati dal 2017 al 2023 in Italia pezzotto italiani ultimi europa
Euipo / Trend dei vari tipi di contenuti piratati dal 2017 al 2023 in Italia
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Euipo / Crescita degli eventi sportivi piratati nel 2021 in Italia

Più sei ricco, più partite guardi col pezzotto

La pirateria degli eventi sportivi ha un’altra particolarità. Al contrario di tutte le altre forme di contenuti, le dirette illegali degli eventi sportivi sono più viste maggiore è il Pil pro capite del Paese analizzato. «Ciò è controintuitivo perché le popolazioni con redditi più alti dovrebbero essere in grado di pagare per un servizio legittimo», osserva l’Euipo. L’Ufficio offre alcune ipotesi per spiegare il fenomeno.

  • Un’offerta relativamente più bassa nei paesi con un Pil pro capite più basso che porterebbe a scarso interesse.
  • Un’elevata domanda nei paesi più ricchi che fa aumentare i prezzi, il che potrebbe essere dissuasivo per una parte significativa della popolazione, soprattutto se il reddito è distribuito in modo non uniforme
  • Gli utenti nei Paesi ricchi potrebbero essere già passati a prodotti basati su abbonamento per musica, film e TV e potrebbero essere riluttanti ad aggiungere altri abbonamenti.
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Foto di copertina: ID 45853605 © Andrey Burmakin | Dreamstime.com

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