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Massimo Fini, la cecità e quella volta che Oriana Fallaci gli chiese 3 miliardi di lire: «Era detestabile»

28 Novembre 2024 - 07:55 Alba Romano
massimo fini oriana fallaci
massimo fini oriana fallaci
Il giornalista racconta i suoi inizi e l'incontro con Berlusconi: «Non passava mai la palla»

La cecità incombente non lo ferma. Il giornalista Massimo Fini si racconta oggi in un’intervista a La Stampa. Partendo con Filippo Maria Battaglia dai suoi trascorsi scolastici: «Un anno fui rimandato a settembre in cinque materie: un record. E venni sospeso non so quante volte». Una di queste è dovuta a un amarcord: «Dopo che ero passato dal liceo Berchet al Carducci di Milano, una mattina tornai nella mia vecchia scuola, facendo credere all’insegnante, arrivata da poco, di essere ancora iscritto lì. Ebbi la faccia tosta di farmi interrogare, poi salutai tutti e uscii. Successe un casino. A chi mi aveva spalleggiato diedero quattro giorni. Il mio nuovo preside, invece, voleva darmene solo due. Ne pretesi altrettanti, altrimenti avrei perso la faccia».

Il Carducci e Martelli

Al liceo era compagno di banco di Claudio Martelli, poi ministro e personaggio di primo piano del Psi: «L’uomo più cinico che abbia conosciuto, ma lo capii solo molto tempo dopo. Mi portava alle feste, gli piaceva corteggiare le compagne, anche se in quegli anni non si combinava niente: era “tutta roba senza risultato”, come cantava Jannacci». Mentre a poker cominciò a giocare «poco dopo, all’università. Giocavo con l’alta borghesia di Milano: dei polli, li pelai tutti. Incrociai pure Raul Gardini. A pensarci oggi, da come stava al tavolo si sarebbe potuto capire perché avrebbe perso tutto: non accettava l’idea che un altro potesse avere un punto più alto di lui». Dopo la laurea in legge ha fatto un concorso da magistrato: «Scoprii che era truccato. Bussai a diversi giornali per raccontarlo ma non ne cavai granché, fino a quando non arrivai all’Avanti».

Ugo Intini

Lì conobbe Ugo Intini, poi storico braccio destro di Bettino Craxi: «Era tra i pochi socialisti della sua generazione a non aver rubato. Mi disse: “Ci interessa ma non abbiamo gente, scrivilo tu”. Il pezzo gli piacque ed entrai». Poi passò all’Europeo come inviato. E lì incontrò Oriana Fallaci: «Come persona era detestabile. Per un articolo che pubblicai sul Giorno, in cui parlavo bene del suo talento e malissimo del suo carattere, mi querelò chiedendomi 3 miliardi: al processo vennero fuori cose imbarazzanti». Per esempio: «Una volta tornò da un viaggio a Teheran con dei tappeti che furono bloccati in dogana. Mandò una delle segretarie dell’Europeo, incinta, a cercare di riprenderli. La poveretta non ci riuscì e lei la aggredì. Era fatta così, ma le va dato atto che non era una che tramava alle spalle, non cercò mai di farmi fuori».

Feltri e l’Indipendente

Poi incontrò Vittorio Feltri e andò all’Indipendente: «In pochi mesi il giornale passò da meno di 20mila a più di 100mila copie. Vittorio è stato il migliore direttore non solo della sua generazione ma anche di alcune precedenti». Berlusconi invece l’ha conosciuto «molto prima. Da ragazzini giocavamo nello stesso campo di calcio. Era alto come un soldo di cacio e non passava mai la palla. Insomma, era già Berlusconi». Infine, sulla sua sessualità: c’è chi dice che è un tombeur de femmes e chi sostiene che sia omosessuale: «Nessuna delle due cose corrisponde alla realtà, ma in ognuna c’è un pizzico di verità». L’ultimo desiderio: «C’è una ragazza che con me per ora gioca come il gatto col topo. Spero mi dica di sì. Vediamo».

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