Il Giornale e gli “spot sospetti” di Selvaggia Lucarelli su Instagram a gioielli e vestiti di Ballando con le Stelle
Il Giornale contro Selvaggia Lucarelli. In un articolo a firma di Felice Manti si parla di «una decina di post su Instagram» che vanno dal 2021 al 2023 e che potrebbero costarle il posto da giurata a Ballando con le Stelle. Oltre a una segnalazione presso il Garante della Concorrenza e del Mercato e un procedimento davanti all’Ordine dei Giornalisti. Anche se lei non è più iscritta all’Albo dal 2023. In quei post Lucarelli decanta le virtù di gioielli e vestiti indossati a Ballando. Senza indicare chiaramente che questa sia pubblicità, è l’accusa del quotidiano. Eppure nessuno di questi post pubblicati tra novembre e dicembre 2021 e 2022 e in parte a fine 2023 rispetterebbe le linee guida del Garante fissate dopo il caso Balocco che ha visto protagonista Chiara Ferragni.
Gli hashtag e le regole dopo il caso Balocco
Si tratta delle regole che riguardano gli influencer «con almeno un milione di follower su una o più piattaforme social e un engagement rate medio pari o superiore al 2%». C’è l’obbligo di informare i follower «chiaramente» sulla «natura commerciale dei contenuti pubblicati dagli influencer». L’obbligo di rendere esplicito il fine commerciale della comunicazione, se non deducibile dal contesto. E quello dell’inserimento di diciture chiare e visibili come Pubblicità/Advertising, Sponsorizzato da… o In collaborazione con… all’inizio dei post o delle comunicazioni a pagamento. Oltre agli hashtag specifici come #Pubblicità, #Sponsorizzato o #adv tra i primi tre hashtag di un post promozionale. Mentre se l’oggetto è consegnato all’influencer a titolo gratuito, bisogna indicare l’hashtag #prodottofornitoda, #gifted, #regalatoda con il nome del marchio.
I marchi e i post su Instagram
Lucarelli nei post parla della stilista di gioielli #delfinaelettez, una donna «affascinante e talentuosa» e una delle tanti eredi del casato Fendi. Poi ci sono i «vestiti bellissimi» di @maison_madame_ilary, senza dichiarare apertamente che sta facendo loro pubblicità. Possibile che la Lucarelli abbia violato il codice che lei stessa ha contribuito a far nascere dopo le sue inchieste? – è la domanda del Giornale. Il codice etico di Viale Mazzini dice: «La pubblicità deve essere leale, onesta, veritiera e corretta». E che non ci devono essere elementi che offendono le «convinzioni morali, etiche, religiose e politiche» del pubblico.