Niente lavoro quando c’è allerta meteo: dopo le alluvioni di Valencia, la Spagna introduce i «congedi climatici»
Il governo spagnolo ha approvato una legge che garantisce ai lavoratori un permesso retribuito fino a quattro giorni in caso di emergenza meteo. Il provvedimento, pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, dovrà essere ratificato dal Parlamento nei prossimi trenta giorni. La decisione di rimettere mano allo Statuto dei Lavoratori è maturata all’indomani delle devastanti alluvioni di Valencia, che hanno provocato oltre 200 morti e danni economici per svariati miliardi di euro. In seguito ai violenti nubifragi di inizio novembre, diverse aziende della Comunità Valenciana avevano chiesto ai propri dipendenti di recarsi al lavoro, ignorando l’allerta rossa diffusa dall’Agenzia meteorologica nazionale. Questo comportamento è stato oggetto di diverse critiche, con le imprese che si sono difese puntando il dito contro le autorità locali, ree – a loro avviso – di non aver comunicato il pericolo in modo abbastanza chiaro.
Come funzionano i «congedi climatici»
Le nuove regole approvate dal governo di Pedro Sánchez si basano sulle allerte meteo delle autorità di protezione civile. D’ora in poi, quando viene dichiarata un’emergenza, i lavoratori avranno diritto a rimanere a casa. La prima soluzione, per chi può, è il lavoro da remoto. Il congedo climatico retribuito scatta invece in due situazioni: quando gli eventi meteorologici compromettono alcuni servizi essenziali per lavorare da casa (per esempio l’elettricità e la connessione a internet) oppure quando il lavoro non può essere svolto a distanza. In questi due casi, i lavoratori hanno diritto a un massimo di quattro giorni di permesso, senza alcuna decurtazione dello stipendio. In caso si dovessero verificare emergenze lunghe più di quattro giorni, si prevede la possibilità di lavorare con un orario ridotto.
L’esempio del Canada
Lo Statuto dei Lavoratori in Spagna prevedeva già il diritto a un permesso retribuito in caso di emergenze, ma il governo ha ritenuto necessario esplicitare meglio le regole per adattarle ai fenomeni estremi resi sempre più frequenti dai cambiamenti climatici. La Spagna ha preso spunto in realtà dal Canada, che nel 2021 è diventato il primo paese al mondo a introdurre nuove norme a tutela dei lavoratori durante le emergenze meteo.
Cosa cambia per le imprese
Oltre a istituire i congedi climatici, la nuova legge spagnola introduce nuovi obblighi per le aziende in materia di sicurezza. Tutte le imprese avranno infatti dodici mesi di tempo per dotarsi di piani di prevenzione specifici per disastri meteorologici. «I rischi climatici non sono gli stessi per un lavoratore di un’impresa edile o che lavora all’aperto rispetto a un lavoratore che, per esempio, lavora in un’infermeria o in una biblioteca», ha spiegato Yolanda Díaz, ministra spagnola del Lavoro. «A chi nega il cambiamento climatico», ha aggiunto Díaz, «rispondiamo con più diritti e protezione per le persone».
Come funziona in Italia?
Nell’ordinamento italiano non esiste una disciplina specifica sulla gestione delle assenze per motivi meteorologici. Per chi lavora nel settore privato, bisogna fare riferimento a quanto previsto dai contratti collettivi di categoria. Mentre nel settore pubblico può capitare che alle allerte meteo seguano ordinanze di chiusura degli uffici della Pa. Qualora un lavoratore non riuscisse a recarsi al lavoro per fatti indipendenti dalla sua volontà, è tenuto a informare tempestivamente l’azienda, così da non incorrere in provvedimenti disciplinari. Ci sono però delle eccezioni. Nel 2023, per esempio, la Cassazione ha riconosciuto ai lavoratori il diritto di astenersi dal lavoro – senza perdere lo stipendio – in caso di forti ondate di calore e temperature proibitive.
In copertina: Una donna cammina con il figlio per le strade di Massanassa, in provincia di Valencia, dopo le alluvioni, 19 novembre 2024 (EPA/Ana Escobar)