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L’appello di Ilaria Capua sull’influenza aviaria: «Siamo seduti su una bomba ad orologeria»

Ilaria Capua
Ilaria Capua
La virologa in un editoriale sul Corriere parla della diffusione del virus H5N1: «Tutto questo sta avvenendo negli Stati Uniti che si preparano all'amministrazione di Donald Trump, che abbiamo già visto essere poco sensibile ai temi di sanità pubblica»

Più che un allarme quello della virologa Ilaria Capua sulle colonne del Corriere della Sera sembra un appello. Una richiesta a fare presto e a non far cadere tutto nell’indifferenza. Perché il virus H5N1, sottotipo dell’influenza aviaria, è già tra noi dopo aver fatto tanti salti di specie: «Siamo preoccupati perché verosimilmente seduti su di una bomba ad orologeria». Sul banco degli imputati ci sono gli Stati Uniti, poco collaborativi. Ma dove sono già sono migliaia e migliaia i bovini infetti a contatto con l’uomo: «Pochissime delle sequenze dei virus dei bovini sono state rese disponibili alla comunità scientifica».

E mentre il virus si fa strada all’orizzonte c’è il cambio al vertice della Casa Bianca: «Tutto questo non sta avvenendo in una sperduta provincia del Sud-Est asiatico. Ma negli Stati Uniti d’America che si preparano all’amministrazione di Donald Trump. Che abbiamo già visto essere poco sensibile ai temi di sanità pubblica».

I salti di specie

«Io ne ho scritto a più riprese sulle pagine di questo giornale e, quello che si prevedeva accadesse, è avvenuto», scrive Capua in un editoriale sul principale quotidiano nazionale. Ciò che è avvenuto è il salto di specie dell’influenza aviaria nel suo sottotipo H5N1. Se «nel 2006 ci fu in isterismo collettivo per alcuni cigni morti di H5N1 tanto che crollò il consumo di carne di pollo», ricorda la dottoressa, ora invece il clima è molto più rilassato nonostante le avvisaglie siano allarmanti. Questo forse perché allora «l’infezione da H5N1 fu bollata come bufala perché non era poi successo nulla: tradotto non si verificò alcuna pandemia», scrive. Ma chiarisce che «quando una emergenza sanitaria non esplode, non si tratta di una bufala ma siamo di fronte ad una vittoria della sanità pubblica che ha sconfitto, anche temporaneamente, un nemico con potenzialità pandemiche».

La poca collaborazione

Ma qualcosa è cambiato in questi anni. «Il virus acrobata H5N1, nella primavera del 2024, ha lasciato di stucco tutti i virologi del mondo facendo un salto di specie dagli uccelli ai bovini, animali considerati resistenti all’infezione. Questo spillover è avvenuto in Texas, e poi con una rapidità inimmaginabile si è esteso a 15 Stati americani, provocando ad oggi oltre 500 focolai nei bovini da latte», racconta la virologa.

Che però avvisa: «La dura verità è che gli allevamenti di bovini da latte non hanno subito le restrizioni sanitarie adeguate e, così, non solo l’infezione si è estesa ad altri allevamenti ma si è allargata ad altre specie, come i gatti ed i topi che possono essere veicolo di infezione per altri allevamenti. E c’è dell’altro: il virus è stato trovato in un suino, specie sensibile e molto pericolosa da un punto di vista della potenziale emergenza di un virus pandemico».

Tutto quello «che è stato reiterato per anni è stato completamente ignorato». Non basta sequestrare e abbattere gli animali ma serve sequenziare il virus. Cosa che è stata fatta meno negli ultimi mesi: «Pochissime delle sequenze dei virus dei bovini sono state rese disponibili alla comunità scientifica. Non si è fatto proprio nulla in ossequio a quelle linee guida sviluppate negli anni per arginare e prevenire emergenze pandemiche».

Il potenziale pericolo

C’è una «combinazione esplosiva» che preoccupa Capua: «L’infezione di migliaia e migliaia di capi bovini rappresenta un serbatoio enorme di virus che può infettare gli operatori agricoli che, spesso, sono immigrati illegali. I suddetti operatori potrebbero prendere l’aviaria dai bovini (e non andare dal medico visto che sono illegali) ma soprattutto perché, con l’inizio della stagione dell’influenza umana nell’emisfero settentrionale, i migranti potrebbero andare a lavorare anche se infetti da virus umano. Potrebbe così avvenire l’incontro fatale fra un virus umano ed un H5N1 sempre più adattato all’ospite mammifero (bovino e suino) che potrebbe scatenare una nuova pandemia influenzale, temo molto più aggressiva e mortale del Covid 19».

In copertina: ANSA / MATTEO BAZZI I Ilaria Capua

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