«Lo Stagista», Gianluca Fratellini e l’arte dell’animazione 3D: «Così creo movimenti che simulano emozioni» – Il podcast
«Hai mai notato che quando sei impaurito la pupilla si rimpicciolisce e quando sei innamorato si dilata?». Il lavoro dell’animatore 3D parte da qui, dai «piccoli particolari» che sono specchio di caratteristiche umane innate. Questa la quotidianità che Gianluca Fratellini, 44enne pugliese, vive ormai da anni. Da progetti “minori”, personali, fino a collaborazioni per film celebri in tutto il mondo: I Guardiani della galassia, L’Era Glaciale, Dumbo, Il Re Leone, La Bella e la Bestia, Hotel Transylvania, Rio 2. E poi il videogioco Assassin’s Creed, anche se lui – lo ha confessato – la PlayStation non l’ha mai avuta. Immagini, fotogrammi, sensazioni ben note quasi a tutti, e che sono passate per le mani e per il computer di Fratellini. «Gli animatori non sono altro che degli artisti che utilizzano software per mettere nei personaggi le emozioni umane», ha raccontato nella sesta puntata del podcast audio e video Lo Stagista di Filippo Grondona, prodotto da Faro Entertainment e SBAM Noisy Ideas in media partnership con Open. «Studiamo i minimi dettagli che creano quell ‘emozione, ne recuperiamo i pezzi e li inseriamo all’interno di movimenti. Alla fine questo facciamo: creiamo movimenti che simulano l’emozione». La puntata sarà disponibile su tutte le principali piattaforme audio e in video su Spotify e sul profilo YouTube di Filippo Grondona a partire da venerdì 29 novembre 2024.
Tutto inizia per caso. È il 1994 e sulla tv va in onda uno spot di Luxo Jr., la lampada della Pixar. «Rimasi folgorato», ha raccontato Fratellini. «Mi ha fatto capire che potevo dar vita agli oggetti anche se non avevano espressioni facciali». Gianluca Fratellini fa i primi esperimenti, tra cui un corto dedicato a una ragazza per conquistarla. Il corteggiamento non va a buon fine ma la sua vita cambia: è chiamato a lavorare in Lussemburgo, da lì inizia a seguire progetti anche tra Stati Uniti e Canada. Fino ad approdare, a più riprese, a Hollywood. Il suo lavoro è semplice solo a parole: a partire da uno scheletro di personaggio, lui lo anima, lo rende vivo «come fossi un burattinaio». Tempo impiegato? «Per due secondi di film, circa una o due settimane». E il segreto di tutto rimangono tre parole chiave: «Dico sempre, le 3 “p”: pazienza, perseveranza e passione».