Mauro Repetto e l’amicizia con Max Pezzali: «Gli 883 non li ho mai lasciati. Ma sull’Uomo Ragno un errore lo facemmo»
«Avevo solo bisogno di seguire un altro sogno, l’American dream. Ma gli 883 non li ho mai lasciati». A riaprire il capitolo sulla storia dell’iconica band è Mauro Repetto dal palco del teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio, in provincia di Fermo. Un rapido excursus a margine del suo spettacolo Alla ricerca dell’uomo ragno in cui l’ex membro dello storico duo pop, a braccetto con Max Pezzali, ripercorre l’ascesa di due giovani di Pavia fino alla scena musicale degli anni Ottanta e Novanta. Anche tramite personaggi noti e stranoti, da Jovanotti a Franchino, da Linus a Fiorello. Fino – ovviamente – a Claudio Cecchetto, artefice del lancio degli 883, con cui Repetto spera ancora che Pezzali faccia pace.
«Hanno ucciso l’uomo ragno»: ecco l’errore
Riguardo al suo rapporto con Max Pezzali, Repetto è ancora una volta molto candido nonostante la diatriba delle ultime settimane riguardo al sanrisino, il premio della città di Pavia ai cittadini illustri, e alla titolarità del nome 883. «Non ho mai davvero lasciato gli 883, ho solo inseguito il mio sogno», ha detto. Su Pezzali: «Siamo ancora amici, non ho mai lasciato Max». E poi ha aggiunto: «L’unica cosa che abbiamo sbagliato io e lui è stato il titolo di quel brano (Hanno ucciso l’uomo ragno, ndr)». Per quale motivo? «Perché nessuno può uccidere l’uomo ragno che è in noi», ha spiegato Repetto.