Marco Travaglio manda un vaffanc**o a Beppe Grillo: «Fa un furto di democrazia per fottere il cittadino»
Il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio manda un vaffanculo a Beppe Grillo. «Quel comico che aveva un blog», come lo chiama nell’editoriale di oggi, «che predicava la politica senza soldi» e che «ha scambiato Draghi – il banchiere, il privatizzatore, l’Anticristo! – per un “grillino supremo”». E che ha chiamato Giuseppe Conte, il quale «ha lavorato gratis un anno e mezzo facendosi un culo così, ma l’altro ha cominciato a fargli la guerra, poi s’è fatto dare 300 mila euro l’anno per la comunicazione senza comunicare un cazzo». E che nel M5s «ha talmente rotto i coglioni che due iscritti su tre l’hanno abolito. E lui ha fatto ripetere il voto: non gli basta un vaffanculo, ne vuole due!».
L’anatema
Da tempo Travaglio si è schierato con Conte e con la sua linea di trasformazione del Movimento 5 Stelle. E ha spesso rimarcato la sua differenza di idee nella gestione dei grillini rispetto al co-fondatore (con Gianroberto Casaleggio). Ma da quando Grillo è in guerra aperta con Conte questa è la sua presa di posizione più netta. E sulla richiesta di ripetizione del voto per l’Assemblea Costituente «chiede di rivotare e poi invita a non rivotare! Ma allora, belìn, ma che cazzo vuoi rivotare a fare? E non è finita. Ha detto che non si fida dei risultati e vuole dei verificatori indipendenti: belìn, e chi sarebbero? Gli osservatori dell’Ocse? I caschi blu dell’Onu? Le teste di cuoio? L’Esercito della Salvezza?».
Il quorum
Infine, Travaglio ricorda cosa scriveva Grillo l’8 giugno 2011, quando appoggiava i referendum contro la privatizzazione dell’acqua, il nucleare, il legittimo impedimento: «Il quorum è un furto di democrazia, un modo per fottere il cittadino. È inammissibile invitare la gente a non votare, chi lo fa andrebbe denunciato…». E ora, conclude Travaglio, «fa un furto di democrazia per fottere il cittadino! Belìn, si denuncerà e si manderà affanculo da solo! Dài, diamogli una mano. Tutti insieme al mio via: tre, due, uno, vaffanculo!».