Belgio, entra in vigore la prima legge sul sex work: pensioni, contratti stabili e tutele legali per chi lavora con il sesso
Congedi di malattia, maternità, assicurazione sanitaria, contributi per la pensione. D’ora in avanti, in Belgio, anche i lavoratori e le lavoratrici del sesso avranno gli stessi diritti sul luogo di lavoro di qualsiasi altro dipendente. Oggi, domenica 1° dicembre, è entrata in vigore una legge approvata dal parlamento lo scorso maggio e che si pone l’obiettivo di contrastare i fenomeni di abusi e sfruttamento delle e dei sex workers. Nel 2022, il Belgio ha creato una sorta di zona grigia, depenalizzando il lavoro sessuale. Ora è arrivato un ulteriore passo, con la legge approvata a maggio che garantisce ai lavoratori del sesso contratti di lavoro regolari e tutela legale.
La prima legge sul sex work
La legge entrata in vigore oggi in Belgio è unica nel suo genere in tutto il mondo e amplia lo Stato sociale a una categoria lavorativa che da tempo si descrive come ingiustamente marginalizzata. Le nuove regole si applicano a tutti quei lavoratori che offrono servizi legati alla sfera sessuale in cambio di denaro, ma – precisa il Guardian – le tutele non coprono il lavoro da casa o attività come lo spogliarello e la pornografia.
Non più solo liberi professionisti
Secondo le stime del governo belga, il 95% delle sex workers è donna. Prima dell’entrata in vigore delle nuove regole, i lavoratori della categoria potevano esercitare la propria attività solo come liberi professionisti e non come dipendenti, mentre la nuova legge introduce la possibilità di essere assunti con contratti stabili e maggiori garanzie sul rispetto degli orari di lavoro, sulla retribuzione e sull’accesso alla previdenza sociale.
Esultano i sindacati, le femministe si dividono
A esultare per l’entrata in vigore della nuova legge è il sindacato belga delle lavoratrici del sesso, che ha descritto il provvedimento come «un enorme passo avanti, che pone fine alla discriminazione legale» nei confronti della categoria. Allo stesso tempo, le sigle sindacali mettono in guardia da possibili strumentalizzazioni: «Vediamo già alcuni comuni nascondersi dietro le parole “sicurezza” e “igiene” per promulgare normative locali molto severe che rendono il lavoro sessuale quasi impossibile sul loro territorio». La versione approvata però non piace ad alcuni gruppi femministi che, scrive sempre il giornale britannico, l’hanno criticata molto duramente: «Presumere che la prostituzione esista e che bisogna proteggere i lavoratori significa accettare questa violenza sessista e non combatterla». In Belgio la maggior parte dei movimenti femministi si è espressa a favore della decriminalizzazione della prostituzione. Ma alcuni gruppi credono, al contrario, che non possa essere considerata una forma di lavoro e che vada quindi abolita.
In copertina: Una manifestazione a Berlino contro la criminalizzazione dei sex workers, 4 maggio 2024 (EPA/Hannibal Hanschke)