Carlo Calenda, la figlia a 16 anni e Lapo Elkann come coinquilino prima della politica. Su Renzi: «Gli scrivo ancora ma non risponde»
Mai un pensiero al cinema, proprio perché ne respirava troppo a casa. E la convivenza con l’attuale moglie Violante, prima del matrimonio, nello stesso appartamento a Modena con Lapo Elkann. Carlo Calenda si racconta a Tommaso Labate per la rivista «Sette» del Corriere della Sera. Partendo dalle origini, dalle radici familiari. Da nonno Luigi Comencini. Per il nonno regista a soli 6 anni esordì nel film L’ingorgo e cinque anni più tardi interpretò il ruolo di uno scolaro nello sceneggiato televisivo Cuore. «Mai sfiorato neanche per un secondo dall’idea di fare carriera nel cinema, mai tentato», assicura l’ex manager, «mio nonno Luigi fu felice della mia decisione di non andare avanti con la carriera di attore». Il primo incontro con la politica avviene da adolescente, si iscrive alla Federazione giovanile comunista: «Ero un rompiscatole già allora. Una volta che in un’elezione si prese una percentuale bassissima, feci una torta in cui ironizzavo sul risultato, con tanto ci percentuali. Pietro Folena, che era il presidente nazionale della Fgci, non la prese benissimo». Ad allontanarlo da quel mondo non furono i dissidi ma la nascita di sua figlia Tay. A 15 anni Calenda iniziò infatti una relazione con una donna di dieci anni più grande di lei, conosciuta «nell’ufficio del secondo marito di mia madre, lei era impiegata come segretaria». Un anno dopo rimane incinta e il 16enne Carlo diventa padre: «La mia vita cambiò. Fui pure bocciato, anche se poi recuperai facendo due anni in uno».
L’appartamento con Lapo
La relazione finì poco dopo: «Grazie all’enorme aiuto di mia mamma, mi presi cura di Tay senza sottrarmi neanche per un secondo agli obblighi di padre. Ho imparato a maneggiare un biberon e a cambiare un pannolino da adolescente». A una festa di 18 anni conobbe invece la sua futura moglie, Violante Guidotti Bentivoglio, da cui ha avuto altri tre figli. Decisero di convivere prima di sposarsi, e per un periodo vissero insieme a Lapo Elkann in una casa a Modena: «Lapo e io eravamo entrati in Ferrari più o meno nello stesso periodo e dividevamo lo stesso appartamento». Rimase quindi a lavorare in Ferrari fino al 2004, poi passò a Sky e quindi fu chiamato da Luca Cordero di Montezemolo a occuparsi di made in Italy per Confindustria. «Continuammo assieme quando si vagheggiava di un suo ingresso in politica, tirando su l’associazione Italia Futura», ricorda poi. Rischiò l’esaurimento nervoso sul lavoro, per la prima e ultima volta, cercando di costruire dal nulla la Scelta Civica per l’Italia, il partito di Mario Monti con Fini e Casini.
L’incontro con Renzi
Quando Matteo Renzi divenne presidente del Consiglio, gli propose di fare l’ambasciatore italiano presso l’Ue. Un ruolo che Calenda inizialmente voleva rifiutare, anche in ragione delle sue conoscenze del mondo diplomatico per via dell’altro ramo familiare, quello paterno. Poi dopo quella esperienza e il fallito tentativo di formare il Terzo Polo, le strade politiche dei due leader si sono separate. «Al contrario di quello che si dice in giro, non sono uno che se la segna. Posso litigare con uno ma poi me ne dimentico», racconta ora Calenda, «qualche volta gli ho scritto. A volte ero con un amico comune e gli ho mandato un selfie via whatsapp. Non ha risposto». Sulla possibilità di ritorno insieme è netto: «no», non c’è nessuna possibilità. «Quando abbiamo fatto la lista alle Politiche del 2022, mi ero autoassegnato un cinquanta per cento di possibilità che andasse bene e un cinquanta che mi volesse fregare», spiega, «è finita col secondo cinquanta per cento. E non succederà più».