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L’inedito di Pino Daniele emoziona, Cremonini ritrova se stesso. Ultimo non convince, invisibile Victoria. Le recensioni delle nuove uscite della settimana

01 Dicembre 2024 - 17:05 Gabriele Fazio

Cesare Cremonini – Alaska Baby

Il ritorno di Cremonini con questo Alaska Baby è totale. Un Cremonini così non lo sentivamo perlomeno da Possibili scenari e non parliamo di qualità del lavoro. La ragazza del futuro è un ottimo disco, parliamo piuttosto dell’intimità, della quantità di Cesare Cremonini che troviamo in questo nuovo disco di Cesare Cremonini. La ragazza del futuro guardava verso fuori, un album che faceva da filtro a una determinata visione del cantautore bolognese sul mondo. Alaska Baby mantiene il livello, lo status da gigante dell’ex Lunapop, ma è tutt’altra cosa. Intanto l’elemento del viaggio è fondamentale, anche, diremmo soprattutto, quando scrive di Bologna, (quasi) sempre accompagnato dal sodale Davide Petrella con cui ormai forma una coppia fissa, degna di quelle storiche della musica italiana (stiamo pensando a Battisti-Mogol? Si, stiamo pensando a Battisti-Mogol. E non ce ne vergogniamo neanche un pò). In tutto il disco si respira questa visione nostalgica, lontana, di se stessi, come se per guardare alla propria vita per quella che è, e non per la percezione che un grande artista ne può avere, servisse allontanarsi, allargare l’inquadratura, prenderla larga per tornare a casa, addirittura toccando l’Alaska, uno dei posti più lontani che possiamo immaginarci. Dopo possiamo entrare nell’ambito delle singole canzoni e goderci picchi di purissimo «cremoninismo» destinati a rimanere nel suo repertorio per anni: dai due featuring d’eccezione, con Elisa su Aurore boreali e, soprattutto, con Luca Carboni in San Luca (sicuramente un brano da mettere al sicuro in cassaforte) a quattro pezzi entusiasmanti come Un’alba rossa, Streaming, Limoni e Una poesia. Dentro questi brani in particolare, che non a caso sono stati tutti collocati nella seconda parte della tracklist, ritroviamo un Cremonini che fu, per intenderci: come se una versione del Cremonini di Poetica, di Logico #1, de’ Il comico (sai che risate), quindi fisiologicamente più matura e centrata, fosse tornata a fargli visita, come se questi brani fossero stati scritti a quattro mani con lui. Ecco cosa intende l’artista quando scrive che questo album è «vitale ed esplosivo come un disco d’esordio», perché l’entusiasmo che Cremonini ha provato nel ritrovarsi si percepisce ed è vivido, palpabile, coinvolgente. Nel senso che la sua musica, come succede con i grandissimi, è talmente incisa nel nostro Dna, e gli si vuole così tanto bene per quello che ci ha dato negli anni, che poi sfogliare insieme questo album è una cosa che riguarda in prima persona lui, ma riguarda anche in qualche modo noi. Anche per questo Alaska baby è un disco importante, e intendiamo per la storia dell’italico pop, perché certifica l’intenso rapporto che ci lega alla musica di Cremonini. E come Cremonini – potevamo ipotizzarlo ai tempi di …Squérez?, potevamo sospettarlo ai tempi de’ La teoria dei colori, potevamo dirlo ai tempi di Logico, potevamo esserne totalmente convinti ai tempi di Possibili scenari -, possiamo urlarlo oggi, è uno dei più credibili e romantici narratori del nostro tempo. Un posto tra gli immortali della nostra musica è suo. Sicuro.