Trump sceglie il fedelissimo Patel per l’Fbi: dalla chiusura della sede di Washington ai licenziamenti di massa, cosa diceva dell’agenzia federale
È Kash Patel l’uomo scelto da Donald Trump come nuovo direttore dell’Fbi, l’agenzia federale che si occupa di antiterrorismo e intelligence interna. L’annuncio del presidente-eletto degli Stati Uniti è arrivato dal suo social Truth ed è destinato a generare una nuova ondata di polemiche. Anche in questo caso, infatti, Trump sembra aver utilizzato soprattutto un criterio per scegliere il nuovo direttore dell’Fbi: la fedeltà. Durante i suoi primi quattro anni alla Casa Bianca, Patel ha ricoperto il ruolo di chief of staff al dipartimento di Difesa, è stato vicedirettore della National Intelligence e senior director per l’antiterrorismo al Consiglio per la sicurezza nazionale.
Trump: «Kash Patel è un combattente»
«Kash», ha scritto Trump su Truth, «è un brillante avvocato, investigatore e combattente di America First che ha trascorso la sua carriera a denunciare la corruzione, difendere la giustizia e proteggere il popolo americano. Ha svolto un ruolo fondamentale nello svelare la bufala Russia, Russia, Russia, ergendosi a difensore della verità, della responsabilità e della Costituzione». Nel post che annuncia la nomina di Patel come nuovo direttore dell’Fbi, Trump sembra anticipare anche quali saranno le nuove priorità dell’agenzia federale sotto la guida di Patel. «Questo Fbi – scrive il tycoon – porrà fine alla crescente epidemia di criminalità in America, smantellerà le bande criminali migranti e fermerà il flagello malvagio del traffico di esseri umani e di droga attraverso il confine».
Cosa pensa Patel dell’Fbi
L’attuale direttore dell’Fbi è Christopher A. Wray, nominato proprio da Trump e il cui mandato scade nel 2027. La nomina di Kash Patel è destinata a far discutere, se non altro perché il fedelissimo di Trump è un feroce critico dell’agenzia federale che è stato chiamato a dirigere. In passato, Patel ha proposto di chiudere la sede centrale di Washington dell’Fbi, licenziare tutta la dirigenza e mettere «sotto controllo» le forze dell’ordine degli Stati Uniti. In campagna elettorale, lo stesso Trump ha tuonato più volte contro l’Fbi, accusato di voler ostacolare la sua rielezione tramite indagini ingiustificate. Teorie sostenute anche dallo stesso Patel, che ha sostenuto in più occasioni la necessità di “ripulire” l’agenzia federale di intelligence interna.
L’ostacolo del voto al Senato
Quarantaquattro anni, figlio di immigrati indiani, Kash Patel è finito sotto i riflettori mediatici quando ha cercato di dimostrare la falsità della tesi di un presunto appoggio della Russia di Putin alla candidatura di Trump. Quell’impegno gli fu più che sufficiente per conquistare la stima del tycoon, che lo chiamò a lavorare al suo fianco. Il profilo di Patel desterà con ogni probabilità qualche apprensione tra i repubblicani più moderati, che già hanno costretto Trump a ritirare la nomina dell’impresentabile Matt Gaetz a capo del dipartimento di Giustizia. La domanda che si pongono i media statunitensi è la seguente: quanto si spingeranno oltre i senatori repubblicani per opporsi alle nomine più controverse del presidente-eletto? Tra i nomi che più destano preoccupazione, oltre a Patel, ci sono la filorussa Tulsi Gabbard, scelta come coordinatrice dei servizi segreti, e il giornalista della Fox Pete Haghseth, sospettato di abusi sessuali, a capo del Pentagono.