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Il crollo in Borsa, l’ostilità della politica, il flop negli Usa: ecco perché Carlos Tavares ha dato l’addio a Stellantis

02 Dicembre 2024 - 15:09 Gianluca Brambilla
dimissioni carlos tavares motivi
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Cosa c'è dietro le dimissioni del manager portoghese? «Paga le scelte che ha compiuto, in Italia e nel mondo», spiega a Open l'economista Francesco Zirpoli

Il passo indietro di Carlos Tavares dalla guida di Stellantis è stato accolto con un sospiro di sollievo da tutti i rappresentanti sindacali e leader di partito italiani. Certo, ora c’è da fare i conti con una fase di incertezza, che durerà almeno fino alla nomina del prossimo amministratore delegato. Ma la sensazione è che nessuno tenesse particolarmente a veder restare il manager portoghese alla guida del colosso automobilistico italo-francese. «Era ora che se ne andasse», ha commentato ieri Fratelli d’Italia. «Non lo rimpiangeremo», gli ha fatto eco Carlo Calenda, leader di Azione. Ma quali sono le vere ragioni dietro le dimissioni di Tavares? Ripercorrendo la storia più recente di Stellantis, se ne possono individuare almeno tre.

I rapporti difficili con le istituzioni

Una prima ragione, sicuramente non esaustiva, ha a che fare con i rapporti quanto mai tesi tra il manager portoghese e la politica, italiana ma non solo. Che non ci fosse unità d’intenti con l’esecutivo di Giorgia Meloni è stato chiaro fin da subito. «Il governo ha fatto la sua parte per rilanciare l’auto in Italia, Stellantis no», tuonava il ministro Adolfo Urso in estate. Ma a guardare bene, non c’è forza politica che abbia mai mostrato stima o apprezzamento nei confronti di Tavares, come dimostrato dalla pioggia di critiche piovuta sul manager portoghese all’audizione in Parlamento lo scorso ottobre.

Al termine dello scambio con i parlamentari, pare sia dovuto intervenire lo stesso John Elkann, presidente del Cda di Stellantis, per chiamare il presidente della Camera Lorenzo Fontana e chiedere scusa per le risposte “ruvide” del manager portoghese. «L’ostilità della politica italiana verso Tavares non è una conseguenza del carattere della persona, ma delle scelte che ha compiuto», osserva Francesco Zirpoli, professore di Economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore dell’Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano. Da quando il portoghese è stato nominato amministratore delegato di Stellantis nel 2021, la produzione di auto in Italia è infatti diminuita anno dopo anno. Un calo che è andato di pari passo con il ricorso sempre più massiccio a tagli del personale e cassa integrazione.

Un presidio degli operai cassaintegrati delle Carrozzerie di Mirafiori, 17 ottobre 2024 (ANSA/Alessandro Di Marco)

Il crollo del titolo in Borsa

Per quanto le relazioni tra industria e istituzioni siano fondamentali, è difficile pensare che sia sufficiente questo motivo per giustificare il siluramento di un manager del livello di Tavares, che secondo indiscrezioni dovrebbe incassare circa 100 milioni di euro di liquidazione. La seconda ragione che si cela dietro le dimissioni del manager portoghese ha a che fare con il crollo del titolo di Stellantis in Borsa. Da inizio 2024, le azioni del colosso automobilistico hanno perso circa il 40% del proprio valore. L’incertezza creata dalle dimissioni di Tavares non ha fatto altro che peggiorare la situazione, con il titolo di Stellantis che oggi in apertura dei mercati ha ceduto il 7%. Anche in questo caso, non è difficile rintracciare le ragioni di questa progressiva perdita di valore del titolo. Da inizio 2024, Stellantis ha immatricolato 1.700.846 vetture, in calo del 7,1% rispetto all’anno precedente, e con una quota di mercato che passa dal 17,1 al 15,7%.

Il flop sul mercato americano

Ma il vero fallimento di Carlos Tavares si è verificato proprio sul mercato dove Stellantis più avrebbe dovuto sfondare: gli Stati Uniti. Tra i quindici marchi del gruppo ce ne sono infatti anche tre a stelle e strisce: Jeep, Chrysler e Ram Trucks. «Stellantis sta facendo fatica su tutti i mercati, ma quello americano ha fatto emergere in anticipo le difficoltà che il gruppo ha poi avuto anche in Europa», fa notare il professore della Ca’ Foscari di Venezia. Nei primi nove mesi del 2024, le vendite di Stellantis negli Usa sono calate del 17%. Se si prende in considerazione solo il terzo trimestre (luglio-agosto-settembre), Stellantis ha consegnato in Nord America 299mila veicoli, contro i 470mila del 2023. I ricavi, di conseguenza, si sono quasi dimezzati, passando da 21,5 a 12,4 milioni di dollari. A risentire del calo delle vendite è soprattutto Chrysler, che in quei tre mesi ha visto una contrazione del 47% su base annua. A sottrarre quote di mercato a Stellantis negli Stati Uniti ci ha pensato innanzitutto Ford, che ha prodotto modelli simili a quelli del gruppo di Tavares ma a prezzi più competitivi. Ma anche Byd, colosso cinese dell’automotive, che non solo ha iniziato a produrre in Messico (con l’obiettivo di esportare poi proprio negli Stati Uniti) ma ha anche messo nel mirino il mercato dei pick-up.

In copertina: Carlos Tavares, ad dimissionario di Stellantis (ANSA/Alessandro Di Marco)

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