Elisabetta Canalis a Belve, i disturbi alimentari e la relazione tossica con Vieri: «Non era fedele, abbiamo provato a picchiarci» – Il video
L’amore giovane e tormentato con Christian Vieri, quello più maturo ma meno travolgente con George Clooney. E poi il rapporto con Maddalena Corvaglia, e i disturbi alimentari con i quali convive da quando è adolescente. Sono alcuni dei temi affrontati da Elisabetta Canalis nell’intervista di Francesca Fagnani nella terza puntata di Belve. La conduttrice le ricorda un racconto dell’ex centravanti nerazzurro, secondo il quale ai tempi della loro relazione lei lo rincorse in strada per pestarlo. «Io lo lasciavo, poi lo vedevo con altre e mi arrabbiavo. Una volta in un bar abbiamo cercato di picchiarci, ci hanno dovuto separare», la versione di Canalis, «era una relazione molto tormentata, non c’era molta fedeltà da parte sua. Mi ha segnata molto quella storia, ho toccato il fondo Si creano delle dinamiche tossiche, non paritarie che poi ti traumatizzano». Fu molto chiacchierata anche la sua relazione con la star di Hollywood George Clooney. «È l’uomo che mi ha insegnato che si può amare una persona che ti ama», ammette, smentendo una volta per tutte le voci sul fidanzamento di plastica, di copertura, circolate sulla coppia: «Non ho firmato nessun contratto, è una stron*ata. Ma ho avuto amori più grandi, è finita perché me ne sono andata e lui non mi ha fermato».
L’amicizia con Maddalena Corvaglia
Dopo aver a lungo condiviso un pezzo di vita con Maddalena Corvaglia, con la quale condivideva in coppia il bancone di Striscia la notizia quand’erano le veline, arrivò la lite e l’allontanamento. Sulle motivazioni però Canalis glissa. «Io non facevo bene a lei, lei non faceva bene a me», si limita a dire, «ci parliamo. Le voglio un bene dell’anima, ma la vita ci ha allontanato. Questo non vuole dire che non ci rincontreremo». La modella, ora 46 anni, svela anche di aver dovuto affrontare problemi legati al cibo fin dall’adolescenza: «Ho avuto un disordine alimentare dai 15 a 20 anni. Un disturbo di quel tipo non va mai via, lo gestisti con l’età e con la terapia. A me ha fatto molto bene lavorare, perché il lavoro mi ha dato tanta sicurezza».