Francia, il governo Barnier al capolinea: Le Pen e Mélenchon voteranno la sfiducia sulla manovra. Trema Macron
Il governo francese guidato da Michel Barnier è appeso a un filo, e potrebbe cadere dopo meno di tre mesi sotto i colpi incrociati della sinistra del Nouveau Front Populaire e della destra del Rassemblement National, che si apprestano a votargli la sfiducia. Fatale per l’ex capo negoziatore Ue per la Brexit, se saranno formalizzati gli annunci di queste ore, la difficoltà di superare la prima grande prova cui era atteso il governo: la manovra 2025 in un quadro di emergenza finanziaria, con il debito pubblico finito fuori controllo. Da settimane Barnier negoziava con il Rassemblement National, che a settembre ha consentito la nascita del suo governo di centrodestra con una “non-sfiducia” in Parlamento. L’unica via trovata da Emmanuel Macron per uscire dallo stallo politico dopo le elezioni parlamentari anticipate svolte tra fine giugno e inizio luglio, che avevano consegnato al Paese un Parlamento senza maggioranza certa, con il Nouveau Front Populaire prima forza davanti al blocco centrista e al Rassemblement. Barnier s’è trovato però subito di fronte all’urgenza di predisporre una manovra a base di duri sacrifici per risanare il bilancio dello Stato. Il partito guidato da Marine Le Pen e Jordan Bardella da giorni chiedeva di rivedere una serie di misure previste considerate «punitive» per i francesi: il rincaro dell’energia elettrica e del costo del lavoro, la deindicizzazione delle pensioni, il ritiro dei rimborsi dello Stato su una serie di farmaci da banco. Oggi, lunedì 2 dicembre, era la data fissata dall’RN perché Barnier rispondesse all’ultimatum. Il primo ministro ha accettato di fare un passo indietro sui farmaci, non sulle altre «linee rosse» fissata da Le Pen e Bardella. E così ora tutto s’appresta a crollare, terremotando pure l’Eliseo di Emmanuel Macron.
December 2, 2024
I sacrifici in manovra e la resa dei conti Le Pen-Barnier
Intervenuto in apertura della sessione dell’Assemblée Nationale di questo pomeriggio, Barnier ha invocato il contestatissimo articolo 49.3 della Costituzione per adottare il bilancio sulla sicurezza sociale bypassando la discussione parlamentare. «Siamo arrivati al momento della verità, ed è tempo che ciascuno si prenda le proprie responsabilità», ha detto con tono grave il premier, interrotto a più riprese dalle proteste dell’Aula. «I francesi non ci perdonerebbero di preferire gli interessi particolari all’avvenire della Nazione», ha sottolineato Barnier. Parole simili a quelle che aveva pronunciato poco prima di entrare in Aula il suo predecessore Gabriel Attal, che ora guida la truppa parlamentare di Ensemble leale all’Eliseo. La France Insoumise, la componente più barricadera della sinistra, aveva annunciato da giorni che avrebbe presentato la mozione di sfiducia contro il governo sulla manovra, e così ha fatto. E poco dopo il discorso di Barnier è stata Marine Le Pen in persona a presentarsi davanti alle telecamere per annunciare che anche il Rassemblement National voterà la sfiducia: «Eravamo stati chiari, Barnier non ha rispettato le linee rosse che gli avevamo indicato», ha detto la leader della destra francese, valutando come insufficiente il passo in avanti di Barnier sulla questione dei farmaci. «Far pagare ai francesi l’incompetenza di Macron per 7 anni che ha portato a livelli di deficit e debito abissali è inammissibile, e avevamo proposto altre ricette per sgravare quel peso, riducendo le spese strutturali dello Stato».
December 2, 2024
Cosa succede ora
La mozione di censura sarà calendarizzata per i prossimi giorni, e se non ci saranno cambi di rotta il governo Barnier cadrà, facendo precipitare la Francia di nuovo in una crisi politica dagli esiti imprevedibili. Da giorni i media francesi insistono sullo spettro dell’instabilità finanziaria, col deficit fuori controllo, una procedura Ue aperta a questo riguardo e una manovra inesistente per il 2025. Le Pen ha nuovamente voluto allontanare oggi i timori di chi ora paventa tali pericoli: «Chiedo ai francesi di non credere alla comunicazione del governo, che da 15 giorni ha fatto del catastrofismo per salvarsi la pelle. Se Barnier viene censurato si applicherà il bilancio dell’anno in corso»: miliardi di tasse in mano per cittadini e imprese, secondo la leader dell’RN. Ma a disorientare tanto la Francia quanto il resto d’Europa è anche ciò che può accadere ora sul piano politico. Avendo dissolto il Parlamento lo scorso giugno – dopo il tracollo alle Europee – Macron non può più compiere la stessa mossa per un anno, dunque per molti altri mesi. Sarà quindi costretto a ricominciare il labirintico percorso per trovare un nuovo primo ministro in grado di radunare attorno a sé una maggioranza. Sullo sfondo, resta l’opzione «nucleare» delle dimissioni dello stesso Macron, che naviga ormai da oltre un anno in acque tormentate di fronte all’opinione pubblica. Lui ha sempre messo in chiaro di non prendere neppure in considerazione l’ipotesi. Le Pen e Bardella sono tornati a evocare l’ipotesi, e la France Insoumise e l’Nfp chiedono quest’esito con rabbia da mesi. Il capo dello Stato, che si trova in visita in Arabia Saudita, per ora tace.
December 2, 2024