Iran, il rapper Toomaj Salehi è libero. L’amica Niknaam a Open: «Ha subito torture ma non smetterà di lottare»
Il rapper iraniano Toomaj Salehi è libero. È stato rilasciato ieri, domenica 1° dicembre, dopo aver scontato oltre un anno di carcere nella prigione di Isfahan per «propaganda contro il governo». 735 giorni di «crudele, ingiusta e ingiustificata prigionia», scrive nel post Instagram, che conferma la scarcerazione. Negin Niknaam, portavoce e amica del rapper, ha detto a Open che né lo stesso Salehi, né la sua famiglia erano stati informati della sua liberazione. «Nessuno ci aveva avvisati – ci ha raccontato -. Suo padre stava dormendo quando il regime ha annunciato la sua scarcerazione. A mezzanotte l’hanno accompagnato a casa. Quando l’ho visto – continua Negin – gli ho detto subito che mi è mancato tantissimo». Simbolo delle proteste contro la dittatura religiosa degli Ayatollah in Iran, Salehi era stato condannato a morte ad aprile di quest’anno con l’accusa di «diffusione della corruzione sulla terra, incitamento alla sedizione, riunione, cospirazione, propaganda contro il sistema, incitamento alla rivolta». Per il tribunale di Isfahan la sua voce doveva essere silenziata. La condanna aveva scatenato l’indignazione di molte organizzazioni per i diritti umani. Oltre 100 personalità dello spettacolo e della cultura – tra cui anche diversi artisti italiani (Eugenio in Via di Gioia e Willie Peyote con il brano Farò Più Rumore Del Ratatata) – ne avevano chiesto la liberazione. Due mesi dopo la Corte Suprema, il più alto grado di giudizio dell’Iran, ha revocato la condanna a suo carico. «Toomaj sta bene, ma deve sottoporsi a un’operazione a causa delle torture subite durante il suo primo arresto per aver preso parte alle proteste “Donna, vita e libertà” dopo l’uccisione di Mahsa Amini – precisa ancora Negin -. Gli hanno rotto una gamba, due dita e alcune costole. Deve recuperare fisicamente e soprattutto mentalmente».
«Toomaj continuerà a lottare»
Il rapper nasce nel 1990 nella provincia del Khuzestan. Comincia a fare rap a partire dal 2017: il suo canale YouTube conta circa sessantamila iscritti, su Instagram oltre 2 milioni. I suoi testi sono una critica aperta al regime guidato da Ali Khamenei. Ciò che basta per zittire la sua voce. La prima volta venne arrestato nel 2021; la seconda durante le manifestazioni scoppiate in tutto l’Iran dopo l’uccisione di Amini (2022). Nel 2023 arriva la condanna a 6 anni e 3 mesi di carcere per i suoi versi rap, dopo 252 giorni di isolamento. Poi la sentenza a morte, che è stata annullata. Ora il rilascio, avvenuto dopo il recente suicidio del giornalista dissidente Kianoush Sanjari, che aveva chiesto la liberazione dei prigionieri politici, tra cui Toomaj. «Ha molti piani per il futuro – dice l’amica -: sicuramente continuerà a fare rap e scrivere canzoni ma a causa delle possibili ritorsioni del regime non posso rivelare tutti i suoi progetti. Dobbiamo garantire che Toomaj rimanga al sicuro, ma ha un carattere forte e non smetterà di lottare». Per un Iran libero.