La tregua tra Israele e Libano è appesa a un filo: scambio di colpi tra Idf e Hezbollah. Il New York Times: «Tel Aviv costruisce basi a Gaza»
Scambio di colpi e di accuse tra Israele e Libano dopo l’accordo di cessate il fuoco raggiunto il 26 novembre. Hezbollah ha sparato due proiettili di mortaio verso una postazione militare israeliana nell’area del Monte Dov, al confine. Tel Aviv ha lanciato una raffica di raid in sei villaggi nel sud del Paese dei Cedri, dopo aver denunciato la violazione della tregua da parte delle milizie. Da Washington e, più nello specifico, dall’inviato Usa Amos Hochstein sarebbe arrivato un rimprovero a Israele. Il fronte mediorientale si fa ancora più caldo anche per le minacce del neopresidente eletto Donald Trump, che a Hamas si rivolge così: «Il prezzo da pagare sarà terribile», se gli ostaggi non saranno liberati entro il suo insediamento. Intanto il New York Times getta ombre sui futuri progetti di Tel Aviv a Gaza: «L’Idf costruisce basi nella parte centrale».
Gli attacchi dalle due parti
Già nel fine settimana, Israele aveva colpito il sud del Libano per delle presunte azioni militari illegali dei miliziani di Hezbollah. L’esercito israeliano poco fa ha reso noto che l’aeronautica ha colpito terroristi, lanciatori e siti del Partito di Dio in tutto il Libano. «I lanci di Hezbollah di questa sera costituiscono una violazione dell’accordo di cessate il fuoco», denuncia l’Idf, citando i colpi di mortaio arrivati al confine settentrionale israeliano. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito veicoli militari in uno sito di produzione di missili nella valle della Beqaa e altri al confine tra Libano e Siria, utilizzati dai paramilitari sciiti per il trasporto di armi. Secondo l’esercito libanese, uno dei raid ha colpito la base militare di Al-Abbara, e un altro colpo ha ucciso una persona a Marjayoun, vicino al confine meridionale del Libano. Anche la capitale Beirut è bersaglio degli israeliani.
I rimproveri di Washington e Parigi
Il rimprovero americano si è aggiunto alle critiche di Parigi che domenica, 1 dicembre, stando ad alcune fonti diplomatiche, ha elencato 52 violazioni israeliane del cessate il fuoco. Un funzionario di Tel Aviv ha ricordato a Francia e Usa che «secondo il “side document” – firmato da Stati Uniti e Israele parallelamente all’intesa sulla tregua – le forze di difesa israeliane hanno il diritto di agire se c’è una minaccia immediata. E questo vale in tutto il Libano».
La rivelazione del Nyt
Secondo la testata statunitense, l’esercito israeliano ha ampliato la sua presenza nella parte centrale di Gaza negli ultimi mesi, fortificando basi militari e demolendo edifici palestinesi. Una mossa che suggerirebbe la volontà di mantenere una presenza a lungo termine nel territorio occupato. Il quotidiano ha pubblicato foto e video che dimostrerebbero i piani di Israele: l’Idf sarebbe intenzionata a tagliare in due la Palestina, partendo dall’allargamento del corridoio di Netzarim. Negli ultimi tre mesi, i soldati hanno demolito più di 600 edifici lungo la strada in un apparente tentativo di creare una zona cuscinetto. Hanno anche ampliato una rete di avamposti dotati di torri di comunicazione e fortificazioni difensive. L’esercito ha giustificato l’espansione con generici «motivi operativi». La leadership israeliana ha promesso di mantenere il controllo della sicurezza nella Striscia anche dopo la guerra, senza dire chiaramente cosa ciò potrebbe comportare. Gli analisti militari israeliani affermano che l’aumento delle infrastrutture lungo il corridoio di Netzarim potrebbe servire a quello scopo.
In copertina: EPA/ATEF SAFADI I Truppe israeliane si muovono tra case distrutte, nel villaggio libanese di Meiss El-Jabal, mentre lasciano il Libano per rientrare in Israele, viste dal lato israeliano del confine, 02 dicembre 2024. Il 27 novembre è entrato in vigore un accordo di cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele e Hezbollah.