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Il governo Meloni vuole privatizzare i servizi idrici, l’annuncio del ministro Ciriani: «Sarà nella Manovra»

03 Dicembre 2024 - 21:11 Gianluca Brambilla
privatizzazione acqua pubblica voto senato
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Forza Italia ha ritirato l'emendamento al ddl ambientale che spalancava le porte delle società idriche ai privati. Ma il ministro per i Rapporti con il parlamento: «Lo ripresenteremo nella legge di bilancio, previo approfondimento tecnico»

Niente via libera, almeno per il momento, all’ingresso di capitali privati nelle società che gestiscono i servizi idrici. Forza Italia ha deciso infatti di ritirare il controverso emendamento presentato dal senatore Adriano Paroli al ddl tutela ambientale, che avrebbe rappresentato di fatto un primo passo verso la privatizzazione dell’acqua pubblica. Ad oggi la gestione dei servizi idrici è affidata a società in house – ossia partecipate da enti della pubblica amministrazione – che devono essere interamente a capitale pubblico. Uno schema che il governo vorrebbe superare una volta per tutte, aprendo alla possibilità per i capitali privati di entrare nelle società che si occupano di gestione dei servizi idrici con una quota massima del 20%. «Lo ripresenteremo nella legge finanziaria (ovvero l’attuale legge di Bilancio ndr), previo approfondimento tecnico con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto», ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, poco dopo la notizia del ritiro dell’emendamento di Forza Italia.

Cosa prevedeva l’emendamento di Forza Italia

Il voto sul ddl tutela ambientale si sarebbe dovuto tenere nel pomeriggio di oggi, martedì 3 dicembre, ma l’emendamento presentato dal senatore Paroli, fortemente contestato dalle opposizioni, ha costretto a sospendere la seduta della commissione Ambiente del Senato. Dopo un lungo braccio di ferro, Forza Italia ha deciso di ritirare la norma, così da accelerare il voto sul decreto che è atteso per venerdì alla Camera. L’emendamento di Paroli, poi ritirato, prevedeva che l’affidamento diretto dei servizi idrici potesse avvenire a favore di società in house «con partecipazione di capitali privati, a condizione che:

  • le medesime siano partecipate dagli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale e abbiano come oggetto sociale esclusivo la gestione del servizio idrico integrato;
  • il socio privato sia selezionato mediante procedure di evidenza pubblica;
  • il socio privato, direttamente o indirettamente, detenga una quota del capitale sociale non superiore a un quinto;
  • al socio privato non spetti l’esercizio di alcun potere di veto o influenza determinante sulla società».
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Adriano Paroli, senatore di Forza Italia (ANSA/Maurizio Brambatti)

Il referendum del 2011

La privatizzazione dell’acqua è un tema che ciclicamente torna sotto i riflettori della politica italiana. Nel 2011 ci fu un referendum abrogativo, con cui 26 milioni di italiani – il 95% dei votanti che si recarono alle urne – si schierarono fermamente contro la possibilità di fare profitti tramite la gestione di servizi idrici. Secondo il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, tra i promotori della consultazione del 2011, la norma proposta da Forza Italia tradirebbe il risultato di quel referendum. L’emendamento presentato dal senatore Paroli, scrivono le associazioni, «ripropone che le porte delle partecipate comunali si possano spalancare a soggetti privati», a cui viene consentito quindi «di trarre profitto dalla gestione del servizio».

Festeggiano le opposizioni

Dopo il ritiro dell’emendamento, erano stati i partiti di opposizione a cantare vittoria. «Abbiamo vinto. L’emendamento della maggioranza sulla privatizzazione dell’acqua è stato ritirato. L’acqua pubblica non si tocca», aveva commentato il senatore Nicola Irto, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente del Senato. Soddisfatti, nella prima fase, anche Peppe De Cristofaro e Aurora Floridia di Alleanza Verdi-Sinistra: «L’acqua deve rimanere un bene comune, sottratto alle logiche di mercato e tutelato come diritto universale. L’acqua appartiene a tutti e noi continueremo a batterci per difenderla e a vigilare affinché il governo e la destra non ci riprovino». Ma appunto il quadro è cambiato quando il governo, tramite il ministro Ciriani, ha fatto sapere che intende riprovarci. Per la precisione, riproponendo la novità con un emendamento alla legge di bilancio, da approvare entro fine anno. Lo scontro tra maggioranza e opposizioni sull’acqua pubblica, insomma, è destinato a riaccendersi nel giro di poche settimane.

Foto di copertina: ANSA/Massimo Percossi

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