La Lega apre un nuovo fronte sulle key box per gli affitti brevi. E sconfessa il “suo” Piantedosi: «Maggiori tutele per i proprietari»
Una circolare del dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, inviata a tutte le prefetture d’Italia, ha mandato in allarme i gestori di appartamenti e stanze per gli affitti brevi. Secondo il Viminale, l’identificazione a distanza dell’ospite al momento del check-in non rispetta gli standard di sicurezza stabiliti dall’articolo 109 del Tulps, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. «La gestione automatizzata dell’ingresso nella struttura, senza identificazione de visu degli ospiti, rischia di disattendere la ratio della previsione normativa, non potendosi escludere che, dopo l’invio dei documenti in via informatica, la struttura possa essere occupata da uno o più soggetti le cui generalità restano ignote alla questura competente, comportando un potenziale pericolo per la sicurezza della collettività». Tutti gli attori coinvolti nel mercato in cui spadroneggiano Airbnb e Booking, dunque, dovranno rinunciare alle famose key box. Ovvero, quelle scatolette contenenti la chiave dell’appartamento, poste all’esterno della struttura e che possono essere aperte solo con un codice inviato ai clienti al momento del check-in smettono di avere un’utilità, se il gestore deve comunque recarsi sul posto per il riconoscimento dei visitatori.
La nota critica della Lega
La Lega, che ha rivendicato per sé la casella del Viminale al momento della formazione del governo Meloni, indicando come ministro Matteo Piantedosi, sta criticando la circolare che arriva dal “suo stesso” dicastero. In una nota del dipartimento Economia del Carroccio, si legge: «Esprimiamo perplessità sulla norma che impone l’obbligo di identificazione fisica dei clienti ai titolari di strutture che offrono affitti brevi. La sicurezza deve essere tutelata, ma l’identificazione a distanza che offre garanzie, non va confusa con il semplice invio di una fotocopia. In molti contesti, compresi quelli delle aree interne, l’identificazione a distanza permette di tenere in vita strutture che altrimenti dovrebbero chiudere. Chiediamo maggiore attenzione su una misura che rischia di alimentare il nero e di penalizzare ulteriormente il diritto di proprietà 600 mila piccoli proprietari e l’attività imprenditoriale di 30 mila gestori».
Chi esulta
La ministra Daniela Santanchè, a margine del G7 Turismo di metà novembre, aveva detto delle key box: «Sono veramente brutte da un punto di vista estetico, ma soprattutto io mi interrogo anche sul tema di sicurezza». L’esponente di Fratelli d’Italia, annunciando che avrebbe affrontato la questione con Piantedosi, rilevava: «Persone che non vengono identificate arrivano nei nostri condomini, nelle nostre case. Prendono la chiave ed entrano direttamente nell’appartamento: questo credo che confligga con quelle che sono le leggi sulla sicurezza della nostra Nazione». Santanchè si trovava a Firenze, la città designata per il summit. Ed è proprio qui che è partita una delle battaglie più efficaci contro le key box e ciò che rappresentano, l’overtourism. Gli attivisti di Salviamo Firenze x viverci hanno cominciato a rendere inutilizzabili le key box, coprendole con del nastro adesivo. L’attuale sindaca Sara Funaro e il suo predecessore Dario Nardella, da tempo, stanno cercando di ostacolare la diffusione delle key box. Proprio Nardella, da Bruxelles, si è complimentato con il Viminale per la circolare: «Finalmente qualcosa si muove. Bene la circolare del Ministero dell’interno che vieta l’accoglienza da remoto negli affitti turistici brevi. L’esplosione di key box nelle città d’arte e turistiche snatura il concetto di accoglienza e crea seri problemi di sicurezza perché non garantisce la identificazione degli ospiti. E ora avanti anche in Europa con un regolamento sugli affitti brevi».
La reazione della categoria
«Il ministro dell’Interno Piantedosi dimostra purtroppo una scarsa conoscenza del settore degli affitti brevi. Non è vietando le key box che si affronta il tema della sicurezza e tanto meno quelli legati ai grandi flussi turistici in arrivo in Italia». È la reazione alla circolare di Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e ceo di ApartmentsFlorence. «Le key box non sono uno strumento per eludere la legge, ma una soluzione tecnologica ampiamente utilizzata per rispettare gli obblighi di identificazione entro i tempi previsti. Inoltre, in molti casi, queste tecnologie sono integrate con sistemi avanzati di riconoscimento biometrico, come quelli utilizzati negli aeroporti per l’immigrazione, che garantiscono sicurezza ed efficienza», prova a spiegare Fagnoni. Il suo sembra essere un attacco diretto al Viminale, ma anche alle posizioni espresse in passato da Santanchè: «I contratti di locazione breve seguono regole diverse da quelle degli alberghi. La responsabilità legale ricade sul conduttore, che non sempre coincide con gli ospiti effettivi. Applicare indiscriminatamente gli stessi obblighi previsti per le strutture alberghiere alle locazioni brevi denota un’incomprensione delle dinamiche del settore e rischia di penalizzare un comparto fondamentale per il turismo italiano».