Violante Bentivoglio, la leucemia, il tumore al seno e il trapianto di midollo: «Con il donatore solo lettere censurate»
Violante Guidotti Bentivoglio, 50 anni, è una manager e direttrice di Komen Italia, associazione che lotta contro i tumori al seno. È la moglie di Carlo Calenda, con il quale hanno avuto tre figli. E oggi parla della sua malattia e del marito in un’intervista al Giornale: «Prima di conoscere Carlo io avevo giurato che non mi sarei mai sposata con un politico e mai con uno che mi portasse a vivere a Modena. Poi ho sposato Carlo che mi ha portato a Modena e subito dopo ha iniziato a fare politica», dice nel colloquio con Hoara Borselli. Con Calenda «c’è un patto per condividere tutto». Che però a volte viene violato: «Ha rilasciato un’intervista a Un giorno da pecora senza avvertirmi. Per di più raccontando fatti personali e in modo impreciso. Me lo sono divorato. Ricordo che ero in treno con delle amiche e sono diventata matta».
Il tradimento
Lui, dice Violante Guidotti Bentivoglio, si è giustificato «come fanno gli uomini: “No, ma io non ho detto esattamente questo…”». L’arrabbiatura viene dal fatto che Calenda ha parlato di un tradimento che risale all’epoca in cui erano fidanzati. Ma non è vero, spiega lei: «Non eravamo fidanzati. Eravamo in una pausa di riflessione. Poi ha detto che mi aveva tradito con una mia cara amica. E neanche questo è vero. Si trattava di una conoscente». Però è vero che lei gli ha rimandato tutti i suoi regali dopo averli rotti: «Sì. Ho avuto una crisi di nervi. Ho tagliato i libri, i golf, tutto quello che mi aveva regalato. Tutto in uno scatolone Dhl e lo ho fatto recapitare alla Ferrari, dove lavorava lui». Della storia le ha detto tutto lui: «Voleva ferirmi». A quel punto lei gli ha reso «pan per focaccia e gliel’ho raccontato». E lui? «Mi ha chiesto di sposarmi».
La proposta di matrimonio
Anche questa è una storia da raccontare: «Beh, prima avevamo deciso di convivere. Io gli ho detto: mia mamma non è abituata alla convivenza. Carlo mi dice: ci parlo io con tua mamma, la convinco. Quando Carlo venne a casa si erano visti massimo tre volte in 10 anni. Lui parte con una specie di soliloquio nel quale esprime un progetto di vita insieme. Mia madre lo guarda. Allora lui dice: poi c’è anche l’idea di sposarci a un certo punto. Mia madre apre la borsa tira fuori l’agenda e gli chiede: e quindi quando? Dopo un quarto d’ora aveva già fissato il nostro matrimonio. Data, luogo, parroco, catering». Oggi però un tradimento «non lo accetterei. Intanto perché sono innamorata di Carlo. E poi perché io non sarei capace di gestire un tale affronto. Per me la fedeltà è un valore fondamentale».
Lapo Elkann
Vittoria ha anche insegnato a Lapo Elkann a fare la spesa: «Io arrivai nella casa dove vivevano Lapo e Carlo, a Modena, in inverno. Fuori nevicava. Ricordo che trovai Lapo a girare per casa in pareo. Dissi: ma che fai? E lui: in questa casa fa un caldo allucinante. Sa che era successo? Che loro non avevano capito che per il riscaldamento c’era un termostato. E che il termostato era fisso a 40 gradi. E da mesi morivano di caldo». Ricorda che «Lapo e Carlo erano due mine vaganti: non cambiavano le lenzuola». Una volta arrivata in quella casa prese posizione: «Dissi: “O vi civilizzate o me ne vado”».
Leucemia e tumore al seno
Infine, si parla delle due malattie che ha affrontato: la leucemia e il tumore al seno. «Quando te lo dicono entri in un mondo parallelo. Tutto assume un’altra forma. Il mondo cade addosso. Nel mio caso le cose sono state un po’ diverse. Ho fatto delle analisi e cinque minuti dopo ero ricoverata al Gemelli. Io non ho avuto il tempo di capire cosa mi stesse accadendo. Quando il mio medico mi ha confermato la diagnosi di leucemia, io non l’ho recepita. Continuavo a dire: “ma io devo tornare a casa, domani i bambini vanno a scuola…”. Mi hanno detto di mettermi il pigiama. Io non volevo», ricorda. E ancora: «Avevo avuto la leucemia e avevo risolto con la chemio. Poi il tumore al seno e avevo curato e battuto anche quello. Passano otto mesi e io torno in pista. Mi erano ricresciuti i capelli. Ero felice. All’improvviso mi dicono che avevo la recidiva di leucemia e dovevo fare il trapianto di midollo. Ho avuto paura, una paura tremenda di non farcela. Un mese e 12 giorni dalla diagnosi al trapianto. I giorni più brutti della mia vita…».
La recidiva
Ai figli «la prima volta abbiamo detto che stavo male. Non ho mai parlato di tumore, di leucemia. Avevano l’età per cercare su internet e non volevo. Quando ho avuto la recidiva però ho dovuto dire loro la verità. Loro mi hanno visto. Camminavo appena, vomitavo, piangevo. Era impossibile addolcire». A quel punto «Carlo e mia suocera si sono occupati dei ragazzi. Io mi sono trasferita da mia madre perché avevo le difese immunitarie azzerate e non potevo stare con loro. Mi ha accudita come quando ero bambina. Ha messo da parte completamente la sua vita. Esistevo solo io». Si è salvata con il trapianto di midollo. E con il donatore si scambiano «solo lettere. Ma censurate. Non sappiamo neppure come ci chiamiamo, né dove viviamo. Io sono ammirata: un gesto così generoso da un ragazzo di vent’anni. Ho chiesto ai miei figli di diventare donatori di midollo. Me lo devono».