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L’altra verità su Alex Pompa: «Il fratello Loris lo ha aiutato a uccidere il padre»

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La Cassazione e la ricostruzione del delitto di Giuseppe Pompa: «Loris ha delle ferite sugli avambracci, perché il padre ha piantato le unghie mentre lui lo teneva permettendo ad Alex di andare a prendere gli altri coltelli»

Alex Pompa, che oggi ha preso il cognome della madre e si chiama Cotoia, ha ucciso il padre per difendere la madre. «Ma siamo sicuri che sia andata veramente così? No, è una verità tutta da accertare». Perché l’avvocato generale Giancarlo Avenati Bassi ha messo in dubbio la «verità cristallizzata» nell’indagine e nei processi sull’omicidio del 53enne Giuseppe Pompa? Per un motivo molto semplice. Il fratello maggiore di Alex, Loris, lo avrebbe aiutato. «Tenendo fermo» il genitore mentre arrivavano i 34 colpi di coltello. Pompa la sera del 30 aprile 2020 ammazzò il genitore. Alex, oggi 22enne, è stato assolto in primo grado per legittima difesa e condannato in appello a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni. Ma la Cassazione ha annullato il verdetto. E ora, spiega il Corriere, si aprono nuovi scenari.

La complicità del fratello

Anche il sostituto procuratore Alessandro Aghemo ha criticato la sentenza. Nelle foto mostrate durante l’udienza Giuseppe Pompa si trova in soggiorno, pieno di sangue, non indossa le scarpe. «Questa non è una scena che racconta una legittima difesa, Pompa è stato scannato. Ogni ninnolo e soprammobile è al proprio posto, persino la frutta e i fiori sulla tavola. Lo scaffale in vetro è a posto. Vi sfido ad avere una colluttazione e a non rovesciare niente», ha spiegato l’avvocato.

Loris e la mamma Maria (già indagati per falsa testimonianza) avrebbero inventato una colluttazione che non c’è stata «perché a 30 centimetri dal cadavere è tutto intatto». E quindi «non è vero che Pompa stava per prendere il coltello, altrimenti non sarebbe stato colpito alla schiena. Non ha ferite da difesa, se non un taglietto di pochi centimetri su 34 coltellate: com’è possibile, se non c’è nessuno che ti tiene fermo? Loris ha delle ferite sugli avambracci, perché il padre ha piantato le unghie mentre lui lo teneva permettendo ad Alex di andare a prendere gli altri coltelli».

L’indagine per omicidio volontario

Per questo si chiede di indagare Loris Pompa per omicidio volontario: Non può dire che passava di lì per caso». Anche perché c’è un messaggio che invia allo zio alle 22.26: «Cosa aspetti a intervenire? Noi siamo qui che stiamo rischiando la vita, vieni ad aiutarci, abiti a 2 minuti di macchina da noi». Sarebbe servito a inquinare le prove. Giuseppe Pompa ha telefonato al fratello alle 22.22. Alle 22.26 è già morto. «Il messaggio è fasullo, un colpo di genio e una vendetta, in modo che lo zio abbia sulla coscienza un omicidio che loro hanno commesso». E viene considerata come fasulla anche la telefonata che Alex fece ai carabinieri per confessare il delitto: «Sembrava leggesse».

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