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Ambra Angiolini e la polemica con le femministe: «Dopo il monologo del 1° maggio chiusa in casa per settimane»

04 Dicembre 2024 - 10:56 Ugo Milano
ambra angiolini bulimia femminismo
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Sul palco del Concertone l'attrice aveva pronunciato un monologo sull'utilizzo di «avvocata, ingegnera, architetta». «Saranno armi di distrazione di massa?», si era chiesta suscitando molte polemiche

«Dopo il monologo del 1° maggio 2023 non sono uscita di casa per una settimana». A dirlo è Ambra Angiolini, che al concertone dello scorso anno aveva pronunciato un monologo sulle vocali di «avvocata, ingegnera, architetta». «Saranno armi di distrazione di massa?», si era chiesta la conduttrice. «Riprendetevi le vocali ma pagate e mettete le donne in condizione di lavorare», aveva aggiunto sul palco di Roma in un discorso che da alcuni era stato criticato e tacciato di antifemminismo.

«Il femminismo non deve essere una battaglia politica»

«Non intendevo screditare la parità grammaticale – specifica oggi Ambra Angiolini in un’intervista a cura di Federico Pontiggia sul Fatto Quotidiano – ma richiamare a quella salariale, alla concretezza. Non si può cliccare il titolone sui temi sensibili e poi imbattersi in page not found: mi spaventa molto». E aggiunge: «Dopo quel Primo maggio non sono potuta uscire di casa per una settimana, eppure non smetterò mai di battermi: non abbiamo bisogno di link, ma di sostanza».

Il «donnismo» di Ambra Angiolini

La cantante invoca la Costituzione e specifica che su certi temi «dovremmo essere apolitici, apartitici; invece ne facciamo una bandiera per essere eletti». Angiolini fatica a definirsi femminista, non perché non voglia, ma perché ritiene di dover approfondire ancora molto: «Penso di essere alle elementari: se prima non conosco tutto, fatico ad applicarlo alla quotidianità. Credo che oggi il femminismo sia la cosa più divisiva, ma senza approfondire si rischia di scimmiottarne il passato. Il mio è piuttosto donnismo: difendo il fatto di essere donna».

«Le donne devono imparare a dire “no”»

Diritto che difende anche in teatro dove in 100 date porta Oliva Denaro, spettacolo la cui protagonista è modellata su Franca Viola: la donna siciliana che negli anni Sessanta rifiutò il matrimonio con il suo stupratore. Da allora a cambiare sono stati i destinatari del messaggio. Spiega l’attrice: «Allora era un “no” che dicevi a te stessa per prendere consapevolezza, oggi è un “no” che consegno agli uomini: devono venire a teatro per imparare quantomeno a registrarne il suono». Perché «adesso noi donne dobbiamo imparare a dire “no” prescindere. Qualunque sia la domanda dobbiamo dire “no”». Forse così potrà proseguire il cambiamento nelle dinamiche di genere: «Per riscrivere la storia bisogna cambiare il quotidiano. E facendo il mio lavoro di essere umano, non di supereroe, stento a vedere il cambiamento: ho sentito tante donne denunciare e chiedere protezione, e non venire difese».

Ambra Angiolini e la bulimia

L’intervista tocca un’altra battaglia che Ambra Angiolini ha fatto sua, quella della sensibilizzazione nei confronti dei disturbi alimentari. Sul suo rapporto con la bulimia, Ambra ha scritto un libro: InFame. Al suo interno, racconta, «parlo da malata, da ex clinica. Che poi ex… insomma: è un marchio di fabbrica, applico la bulimia a tutto quello che vivo, nel lavoro, nell’amicizia». La cantante e attrice si descrive come «una persona senza pelle, dove tutti gli organi hanno le braccine, come quando da piccola chiedi di essere presa in braccio: il fegato ha le braccia così, il cuore ha le braccia così… Se lo visualizzi dici: “Madonna, e chi cazzo t’abbraccia così tanto, dappertutto?”. Quindi devi cominciare a pensare di chiudere le manine di tutti questi organi, in modo da abbracciarti da sola: è un percorso lungo, molto difficile».

Ambra Angiolini: «L’arte mi ha salvata dai disturbi alimentari»

Su come superare il disturbi del comportamento alimentare l’attrice non dà consigli generali, ma descrive la sua esperienza: «Parliamo di un tumore dell’anima, e la chemio all’anima non si può fare, purtroppo. Quindi bisogna farla attraverso l’arte: il teatro è stata un po’ la mia chemioterapia. Ci sono riuscita attraverso una forma di espressione difficile, perché venivo da Non è la Rai, e tutti mi vedevano vestita a quadretti pure quando avevo la tunica e cercavo di fare Antigone. Io indossavo il saio, per gli altri il vestitino Onyx: stupendo». Ambra è stata anche vittima di body shaming in quegli anni. Quando Pontiggia la definisce una proto-influencer riferendosi ai tempi di Non è la Rai, Ambra ride: Proto-influencer? Un bel cazzo di niente, lo chieda alle odierne influencer di guadagnare 30.000 lire lorde a post.

Immagine di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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