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Il decreto flussi è legge: così il governo «si vendica» sui magistrati per il caso Albania. Renzi: «Buffonata, negli hub restano solo cani randagi»

04 Dicembre 2024 - 13:10 Diego Messini
Via libera del Senato al dl su cui l'esecutivo ha posto (di nuovo) la fiducia. Dalla lista dei Paesi sicuri al ruolo delle Corti d'appello, ecco cosa contiene

Il Senato ha approvato il decreto flussi su cui il governo Meloni ha posto oggi la fiducia: 99 i voti a favore, 65 quelli contrari, un’astensione. Il decreto, già approvato con lo stesso iter la scorsa settimana alla Camera, ora dunque è legge. Contiene «disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali». Ma al di là di queste disposizioni “ordinarie” sulla materia, la maggioranza ha fatto confluire nel decreto nel corso dell’iter parlamentare anche alcune misure assai discusse: l’elenco dei Paesi sicuri verso cui respingere i richiedenti asilo, licenziato in tutta fretta dal governo dopo lo scontro coi tribunali di Bologna e Roma sul sistema-Albania; ma anche il cosiddetto «emendamento Musk», ossia l’affidamento alle Corti d’appello della valutazione su convalida o proroga dei trattenimenti dei migranti che chiedono la protezione internazionale. Insomma, il decreto si è allargato per “ospitare” al suo interno le risposte giuridiche che il governo Meloni ha escogitato per tentare di averla vinta sui magistrati. I quali, dal canto loro, insistono da settimane che altro non hanno fatto se non disapplicare misure non compatibili con la giurisprudenza della Corte di giustizia europea. Sul caso è attesa una pronuncia della Cassazione, che si riunisce in udienza proprio oggi, anche se la decisione potrebbe essere rinviata in attesa del parere della stessa Corte Ue.

Renzi e i cani randagi rimasti in Albania

Il tema è comunque altamente divisivo sul piano politico. Ad andare all’attacco della maggioranza oggi in Aula a Palazzo Madama è stato tra gli altri Matteo Renzi. Per il leader di Italia Viva, il governo s’avvale di una «narrazione propagandistica» per raccontare «una realtà che non esiste», e non solo sui migranti. «Secondo la vostra narrazione sarei stato io ad aprire le porte a migliaia di migranti. Ma i numeri parlano chiaro. Durante il mio governo ne sono entrati 153mila. Con il governo Meloni, nel 2023 ne sono sbarcati 158 mila. Cioè con lei ci sono stati più sbarchi, ma la sua narrazione è che lei gli sbarchi li combatte». Quanto all’hub per i rimpatri aperto dal governo in Albania, si tratta per Renzi di «una delle più grandi buffonate, anche per questioni numeriche, mai fatte sul fronte dei migranti. La sottosegretaria ha parlato di “centro polifunzionale”, ma questo oggi è popolato solo da cani randagi albanesi. Gli italiani stanno pagando con le loro tasche la vostra propaganda».

M5s e le risorse sottratte a stipendi e sanità

Duro l’attacco sul tema anche del Movimento 5 stelle, che parla di «maggioranza sempre più allo sbando senza alcuna vergogna di trincerarsi dietro l’ennesimo fallimento annunciato, come il “modello Albania”, cronologicamente solo l’ultima dimostrazione di una incapacità politica, ma anche logica, ormai tratto distintivo di questo Governo». Governo che, affonda in Aula Pietro Lorefice, «ha il penoso vizietto di scaricare la responsabilità della propria inadeguatezza sui soliti “nemici esterni”, e nel rumore confusionario di una continua propaganda, un miliardo di euro vengono sottratti alle casse pubbliche: risorse che avrebbero dovuto essere destinate alle vere emergenze, come il collasso della sanità pubblica o il sostegno a salari ormai indegni». Il modello Albania s’è rivelato per il M5s una «arma di distrazione di massa», che si è poi «rivelata in tutta la sua inutilità. Che il suo fallimento segni la fine di questa raccapricciante propaganda meloniana volta a spostare l’attenzione su continue pagliacciate, invece di affrontare crisi sanitaria, economica e sociale che sta devastando il nostro Paese».

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